L’opera: una nuova idea drammatica
È straordinario come Mozart, nell’universalità
della sua creazione artistica, abbia rielaborato un genere musicale, quello
operistico, in lavori che dimostrano per la loro particolarità, originalità e
perfezione un vigore creativo che basterebbe di per sé a esaurire l’ampia
produzione di un musicista.
Un risultato prodigioso, che non è reso
maggiore dal fatto che una pari energia caratterizza anche tutte le altre
composizioni di Mozart, giacché piuttosto la sua assoluta sovranità sulla
musica in genere che si riflette anche nel carattere della sua musica
operistica. Egli potrebbe però sembrare un prodigio in questo senso, ossia nell’aver
rinnovato e ricreato l’opera secondo una nuova idea non solo come musicista, ma
anche come drammaturgo.
Tuttavia, i miracoli non possono esistere per la scienza, e quindi nemmeno per l’estetica. Seppure non vi fosse per l’estetica nessun’altra ragion d’essere, essa tuttavia sarebbe già legittimata dal fatto che cerca di spiegare simili prodigi attraverso chiare argomentazioni concettuali. È perciò auspicabile che si possa riconoscere, nel tentativo di un omaggio scientifico al genio di Mozart, qualcosa di non molto lontano dalla discussione principale.
Testo tratto da: Hermann Cohen, L’idea
drammatica in Mozart, Marietti, Genova 1992, p.15.