Il viaggio a Reims
ossia L’albergo del giglio d’oro
Dramma giocoso in
un atto
Musica: Gioacchino Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, Parigi, 13 novembre 1868)
Libretto: Luigi Balocchi (Vercelli, 1766 – Parigi 1832)
Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Italien, 19 giugno 1825.
Personaggi
Corinna
(soprano)
La
marchesa Melibea (contralto)
La
contessa di Folleville (soprano)
Madama
Cortese (soprano)
Il
cavalier Belfiore (tenore)
Il
conte di Libenskof (tenore)
Lord
Sidney (basso)
Don
Alvaro (basso)
Don
Prudenzio (basso)
Don
Luigino (tenore)
Maddalena
(soprano)
Delia
(Soprano)
Modestina
(contralto)
Antonio
(basso)
Zefirino
(tenore)
Gelsomino
(tenore)
Quattro
virtuosi ambulanti (soprano, contralto, tenore, basso)
Contadini,
giardinieri, servi.
La trama
(@rossinioperafestival.it)
Madama
Cortese, proprietaria dell’albergo termale «Il Giglio d’Oro», a Plombières,
invita gli inservienti ad occuparsi con solerzia dei preparativi per il viaggio
a Reims che gli ospiti si apprestano a compiere, la sera del giorno stesso, per
assistere all’incoronazione del nuovo re, Carlo X, che avrà luogo, come è
tradizione, in quella città.
Dopo che Don Prudenzio, il medico dell’albergo, ha esaminato con
cura le colazioni preparate per gli ospiti, per verificarne la conformità alle
proprie indicazioni, e Madama Cortese ancora una volta ha raccomandato alla
servitù di adoperarsi per il buon nome della locanda, interviene la Contessa di
Folleville, graziosa parigina che «delira per le mode», amante del Cavalier
Belfiore, aitante ufficiale francese. La Contessa è preoccupata perché non sono
ancora giunti i suoi abiti da indossare per la grande festa. In seguito
Luigino, cugino della Contessa di Folleville che doveva provvedere al loro
ritiro, annuncia che la diligenza con gli effetti personali della nobile
signora si è rovesciata, danneggiando il suo prezioso carico di scatole e
cassette. A tale notizia la Contessa sviene, richiamando su di sé l’attenzione
degli altri ospiti dell’albergo che cercano di rianimarla. L’arrivo di
Modestina, cameriera della Contessa, con uno scatolone che si è
inaspettatamente salvato nella rovinosa caduta della carrozza, rianima
l’angosciata gentildonna, che si accontenta di aver recuperato, per la festa,
un prezioso cappellino.
Nel frattempo il Barone di Trombonok, ufficiale tedesco fanatico
per la musica ed eletto cassiere del viaggio dagli ospiti dell’albergo, prende
gli ultimi accordi con il «mastro di casa» Antonio, affinché provveda ai
bagagli e alle eventuali necessità dei viaggiatori. Entrano in scena Don
Profondo, letterato membro di varie accademie, collezionista maniaco di
antichità e Don Alvaro, Grande di Spagna, che presenta al Barone di Trombonok
la Marchesa Melibea, bella vedova polacca di un generale italiano, di cui è
innamorato, desiderosa di intraprendere il viaggio a Reims insieme con gli
illustri membri della compagnia. L’arrivo del Conte di Libenskof, gentiluomo
russo anch’egli innamorato di Melibea, ingelosisce Don Alvaro e la rivalità tra
i due pretendenti viene espressa dichiaratamente in presenza di Melibea e di
Madama Cortese, finché il canto di Corinna, improvvisatrice romana, altra
ospite dell’albergo del Giglio d’Oro, giunge da dietro le quinte a placare gli
animi accesi dai furori della gelosia.
Madama Cortese è preoccupata per il ritardo di Zefirino, il
corriere inviato in cerca dei cavalli per il viaggio, e riflette sul caso di
amore corrisposto, ma non dichiarato, di Lord Sidney, l’ospite inglese, per
Corinna.
Lord Sidney sopraggiunge lamentandosi per le sue pene d’amore e
Corinna, ricevuta per mano di Don Profondo una lettera, ne legge il contenuto;
rassicura Delia, orfana greca a lei cara, sulle sorti del suo Paese, e la
invita ad aggiungersi alla compagnia pronta per andare a Reims. Si accorge
infine dei fiori disposti nella sua camera, pegno d’amore giornaliero di Lord
Sidney.
Il Cavalier Belfiore, trovata sola la poetessa, tenta di conquistarla,
forte delle sue provate capacità di seduttore. Don Profondo interrompe la scena
deridendolo, e si appresta a compilare la lista degli oggetti di valore di
proprietà dei viaggiatori, che il Barone gli aveva richiesto.
Dopo un veloce scambio di battute tra Don Profondo e la Contessa
di Folleville, che intuisce il corteggiamento di Corinna da parte del Cavalier
Belfiore, cresce l’impazienza di partire da parte dei vari ospiti, ma l’arrivo
del Barone e di Zefirino getta tutti nello sconforto: non è possibile
intraprendere il viaggio perché in tutta Plombières non esistono più cavalli da
noleggiare o da comprare, dato il grande numero di viaggiatori che si stanno
recando anch’essi a Reims, per la cerimonia.
Risolleva lo spirito della compagnia Madama Cortese, che porge
ai suoi ospiti una lettera giuntale da Parigi da parte del suo consorte, nella
quale si dà notizia dei grandi festeggiamenti che si stanno preparando nella
capitale in onore del re, e che lo accoglieranno al suo ritorno: una occasione
piacevolissima per consolarsi del mancato viaggio a Reims. La Contessa di
Folleville offre ospitalità a tutta la compagnia nella sua casa parigina; la
proposta viene accettata con entusiasmo, e si decide di partire il giorno
successivo con la diligenza giornaliera per la capitale. Con parte del denaro
messo insieme per il viaggio a Reims si organizzerà la sera stessa un convito
aperto a tutti per festeggiare ugualmente l’incoronazione del re, e il resto si
offrirà in beneficenza. Tutto si è dunque risolto, e il Barone tenta di
ricomporre anche lo screzio tra il Conte di Libenskof e la Marchesa polacca,
nato a causa di Don Alvaro.
I due innamorati si riconciliano e la scena si apre
successivamente sul giardino illuminato dell’albergo, nel quale è stata
imbandita una ricca tavola. Il mastro di casa Antonio apprende da Maddalena, la
governante, che il Barone ha ingaggiato per allietare il convito una compagnia
di musicisti e danzatori ambulanti, di passaggio per quella zona, che appaiono
di lì a poco dando inizio, con canti e balli, alla festa.
Il Barone annuncia, come la regola impone ed è già stato
concordato, una serie di brindisi negli stili musicali dei vari Paesi d’origine
dei convitati, in onore del re e della famiglia reale. Viene infine richiesto
da tutti i presenti, come degna conclusione della festa, un intervento poetico
di Corinna. I convitati propongono dunque per l’improvvisazione della poetessa
vari temi, in gran parte tratti dalla storia di Francia, tra i quali viene
estratto a sorte da Melibea quello di «Carlo X, re di Francia».
Dopo la celebrazione in musica di Corinna, tra le acclamazioni
generali al re e alla Francia, la rappresentazione si chiude con l’apoteosi
della famiglia reale.