La serva padrona
Intermezzo buffo in due parti
Musica: Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi (Jesi, 4 gennaio 1710 – Pozzuoli, 16 marzo 1736)
Libretto: Gennarantonio Federico
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Bartolomeo, 28 agosto 1733
Personaggi
Uberto,
ricco scapolo (basso)
Serpina,
sua serva (soprano)
Vespone,
servo di Uberto (mimo)
IL LIBRETTO
INTERMEZZO PRIMO (Camera. Uberto non interamente vestito, e Vespone di lui servo, poi Serpina)
UBERTO Aspettare e non venire, stare a letto e non dormire, ben servire e non gradire, son tre cose da morire.
Recitativo
Questa è per me disgrazia! Son tre ore che aspetto, e
la mia serva portarmi il cioccolatte non fa grazia, ed io d'uscire ho fretta. O
flemma benedetta! Or sì, che vedo che per esser sì buono con costei, la causa
son di tutti i mali miei.
(chiama Serpina) Serpina... Vien domani.
(a Vespone) E tu altro che fai? A che quieto ne stai
come un balocco? Come? che dici? eh sciocco! Vanne, rompiti presto il collo.
Sollecita; vedi che fa. Gran fatto! Io m’ho cresciuta questa serva piccina. L’ho
fatta di carezze, l’ho tenuta come mia figlia fosse! Or ella ha preso perciò
tanta arroganza, fatta è sì superbona, che alfin di serva diverrà padrona. Ma
bisogna risolvermi in buon’ora... E quest’altro babbuino ci è morto ancora.
SERPINA L’hai finita? Ho bisogno che tu mi sgridi? E
pure Io non sto comoda, ti dissi.
UBERTO Brava!
SERPINA (a Vespone) E torna! Se il padrone Ha fretta,
non l’ho io, il sai?
UBERTO Bravissima.
SERPINA (a Vespone) Di nuovo! Oh tu da senno vai
stuzzicando la pazienza mia, e vuoi che un par di schiaffi alfin ti dia. (batte
Vespone)
UBERTO Olà, dove si sta? Olà, Serpina! Non ti vuoi
fermare?
SERPINA Lasciatemi insegnare La creanza a quel birbo.
UBERTO Ma in presenza del padrone?
SERPINA Adunque, perch’io son serva, ho da esser
sopraffatta, ho da essere maltrattata? No signore, voglio esser rispettata,
voglio esser riverita come fossi padrona, arcipadrona, padronissima.
UBERTO Che diavol ha vossignoria illustrissima? Sentiam,
che fu?
SERPINA Cotesto impertinente...
UBERTO Questo? tu... (accennando a Vespone)
SERPINA Venne a me...
UBERTO Questo, t’ho detto?
SERPINA E con modi sì impropri...
UBERTO (a Vespone) Questo, questo... Che tu sii
maledetto.
SERPINA Ma me la pagherai.
UBERTO Io costui t’inviai...
SERPINA Ed a che fare?
UBERTO A che far? Non ti ho chiesto il cioccolatte,
io?
SERPINA Ben, e per questo?
UBERTO E m'ha da uscir l'anima aspettando che mi si
porti?
SERPINA E quando voi prenderlo dovete?
UBERTO Adesso. Quando?
SERPINA E vi par ora questa? è tempo ormai di dover
desinare.
UBERTO Adunque?
SERPINA Adunque? Io già nol preparai. Voi di men ne
fareste, padron mio bello, e ve ne cheterete.
UBERTO Vespone, ora che ho preso il cioccolate già
dimmi: buon pro vi faccia e sanità. (Vespone ride)
SERPINA Di chi ride quell’asino?
UBERTO Di me, che ho più flemma d'una bestia. Ma
bestia non sarò, più flemma non avrò, il giogo scuoterò, e quel che non ho
fatto alfin farò!
Aria
(a Serpina) Sempre in contrasti Con te si sta. E qua e
là, e su e giù e sì e no. Or questo basti, finir si può.
(a Vespone) Ma che ti pare? Ho io a crepare? Signor
mio, no.
(a Serpina) Però dovrai per sempre piangere la tua
disgrazia, e allor dirai che ben ti sta. (a Vespone) Che dici tu? Non è così?
Ah! ... che! ... no! ... sì, Ma così va!
Recitativo
SERPINA In somma delle somme, per attendere al vostro
bene io mal ne ho da ricevere? UBERTO (a Vespone) Poveretta! la senti?
SERPINA Per aver di voi cura, io, sventurata, debbo
esser maltrattata?
UBERTO Ma questo non va bene.
SERPINA Burlate, sì!
UBERTO Ma questo non conviene.
SERPINA E pur qualche rimorso aver dovreste di farmi e
dirmi ciò che dite e fate. UBERTO Cosi è, da dottoressa voi parlate.
SERPINA Voi mi state sui scherzi, ed io m'arrabbio.
UBERTO Non v’arrabbiate, capperi, ha ragione. (a
Vespone) Tu non sai che ti dir? Va dentro, prendimi il cappello, la spada ed il
bastone, ché voglio uscir.
SERPINA Mirate. Non ne fate una buona, e poi Serpina e’
di poco giudizio.
UBERTO Ma lei che diavolo vuol mai dai fatti miei?
SERPINA Non vo' che usciate adesso, Gli è mezzodì.
Dove volete andare? Andatevi a spogliare.
UBERTO E il gran malanno che mi faresti...
SERPINA Oibò, non occorre altro. Io vo' così, non
uscirete, io l’uscio a chiave chiuderò. UBERTO Ma parmi questa massima
impertinenza.
SERPINA Eh sì, suonate.
UBERTO Serpina, il sai, che rotta m’hai la testa?
Aria
SERPINA Stizzoso, mio stizzoso voi fate il borioso, ma
non vi può giovare. Bisogna al mio divieto star chetò, e non parlare. Z...
Serpina vuol così. Cred’io che m’intendete, dacché mi conoscete son molti e
molti dì.
Recitativo
UBERTO Benissimo. (a Vespone) Hai tu inteso? Ora al
suo loco ogni cosa porrà vossignoria, ché la padrona mia vuol ch’io non esca.
SERPINA Così va bene.
(a Vespone) Andate, e non v'incresca (Vespone vuol
partire e poi si ferma) Tu ti fermi? Tu guardi? Ti meravigli, e che vuol dir?
UBERTO Sì, fermati, guardami, meravigliati, fammi
de'scherni, chiamami asinone, dammi anche un mascellone, ch'io chetò mi starò,
anzi la man allor ti bacierò (Uberto bacia la mano a Vespone)
SERPINA Che fa... che fate?
UBERTO Scostati, malvagia. Vattene, insolentaccia. In
ogni conto vo’ finirla. Vespone, in questo punto trovami una moglie, E sia
anche un'arpia, a suo dispetto io mi voglio accasare. Così non dovrò stare a
questa manigolda più soggetto.
SERPINA Oh! qui vi cade l'asino! Casatevi, che fate
ben; l’approvo.
UBERTO L’approvate? Manco mal, l'approvò. Dunque io mi
casserò.
SERPINA E prenderete me?
UBERTO Te?
SERPINA Certo.
UBERTO Affè!
SERPINA Affè.
UBERTO Io non so chi mi tien...
(a Vespone) Dammi il bastone... Tanto ardir!
SERPINA Oh! Voi far e dir potrete che null'altra che
me sposar dovrete.
UBERTO Vattene figlia mia.
SERPINA Voleste dir mia sposa.
UBERTO O stelle! o sorte! Oh! Questa è per me morte.
SERPINA O morte o vita, Così esser dee: l’ho fisso già
in pensiero.
UBERTO Questo è un altro diavolo più nero.
Duetto
SERPINA Lo conosco a quegli occhietti furbi, ladri,
malignetti, che, s’ebben voi dite no, pur m'accennano di sì.
UBERTO Signorina, v’ingannate. Troppo in alto voi
volate, gli occhi ed io dicon no, ed è un sogno questo, sì.
SERPINA Ma perché? Non son io bella, graziosa e
spiritosa? Su, mirate, leggiadria, ve' che brio, che maestà.
UBERTO (fra sé) Ah! costei mi va tentando. Quanto va
che me la fa.
SERPINA (fra sé) Ei mi par che va calando. (a Uberto)
Via, signore.
UBERTO Eh! vanne via.
SERPINA Risolvete.
UBERTO Eh! Matta sei.
SERPINA Son per voi gli affetti miei e dovrete sposar
me.
UBERTO Oh che imbroglio egli è per me!
INTERMEZZO SECONDO
(Camera. Serpina e Vespone in abito da
soldato, poi Uberto vestito per uscire)
Recitativo
SERPINA Or che fatto ti sei dalla mia parte, usa,
Vespone, ogn'arte: se l’inganno ha il suo effetto, se del padrone io giungo ad
esser sposa, tu da me chiedi, e avrai, di casa tu sarai il secondo padrone, io
tel prometto.
UBERTO Io crederei, che la mia serva adesso, anzi, per
meglio dir, la mia padrona, d'uscir di casa mi darà il permesso.
SERPINA Ecco, guardate: senza la mia licenza pur si
volle vestir.
UBERTO Or sì. che al sommo giunta è sua impertinenza.
Temeraria! E di nozze richiedermi ebbe ardir.
SERPINA (a Vespone) T’asconderai per ora in quella
stanza e a suo tempo uscirai. UBERTO O qui sta ella. Facciam nostro dover.
Posso o non posso? Vuole o non vuol la mia padrona bella?...
SERPINA Eh, signor, già per me è finito il gioco, e
più tedio fra poco per me non sentirà.
UBERTO Cred'io che no.
SERPINA Prenderà moglie già.
UBERTO Cred'io che sì, ma non prenderò te.
SERPINA Cred'io che no.
UBERTO Oh! affatto cosi è.
SERPINA Cred’io che sì: Fa d’uopo ancor ch'io pensi a'
casi miei.
UBERTO Pensaci, far lo dei.
SERPINA Io ci ho pensato.
UBERTO E ben?
SERPINA Per me un marito io m’ho trovato.
UBERTO Buon pro vi faccia. E lo trovaste a un tratto
così già detto e fatto?
SERPINA Più in un'ora venir suol che in cent'anni.
UBERTO Alla buon’ora! Posso saper chi egli è?
SERPINA L’è un militare.
UBERTO Ottimo affè. Come si chiamare?
SERPINA Il capitan Tempesta.
UBERTO Oh! brutto nome.
SERPINA E al nome sono i fatti corrispondenti. Egli è
poco flemmatico.
UBERTO Male.
SERPINA Anzi è lunatico.
UBERTO Peggio.
SERPINA Va presto in collera.
UBERTO Pessimo.
SERPINA E quando poi è incollerito, fa ruina,
scompigli, fracassi, un via, via. UBERTO Ci anderà mal la vostra signoria.
SERPINA Perché?
UBERTO S'è lei così schiribizzosa meco, ed è serva:
ora pensa con lui essendo sposa. Senza dubbio il capitan Tempesta in collera
anderà e lei di bastonate una tempesta avrà. SERPINA A questo poi Serpina
penserà.
UBERTO Me ne dispiacerebbe; alfin del bene io ti
volli, e tu ‘l sai.
SERPINA Tanto obbligata. Intanto attenda a
conservarsi, goda colla sua sposa amata, e di Serpina non si scordi affatto.
UBERTO A te perdoni il ciel: l'esser tu troppo boriosa
venir mi fe' a tal atto.
Aria
SERPINA A Serpina penserete qualche volta, e qualche dì e direte: Ah! poverina, cara un tempo ella mi fu. (fra sé) Ei mi par che già pian piano S'incomincia a intenerir. (a Uberto) S'io poi fui impertinente, mi perdoni: malamente mi guidai: lo vedo, sì. (fra sé) Ei mi stringe per la mano, Meglio il fatto non può gir.
Recitativo
UBERTO (fra sé) Ah! quanto mi sa male di tal
risoluzione, ma n'ho colpa io.
SERPINA (fra sé) Di' pur fra te che vuoi che ha da
riuscir la cosa a modo mio. UBERTO Orsù, non dubitare, che di te mai non mi saprò
scordare.
SERPINA Vuol vedere il mio sposo?
UBERTO Sì, l'avrei caro.
SERPINA Io manderò per lui. Giù in strada ei si
trattien.
UBERTO Va'.
SERPINA Con licenza.
(Serpina parte)
UBERTO Or indovina chi sarà costui! Forse la penitenza farà così di quanto ella ha fatto al padrone. S'è ver, come mi dice, un tal marito, la terrà fra la terra ed il bastone. Ah! Poveretta lei!
Recitativo
UBERTO Per altro io penserei... Ma... Ella è serva...
Ma... il primo non saresti... Dunque, la sposeresti?... Basta... Eh no, no, non
sia. Su, pensieri ribaldi andate via. Piano, io me l'ho allevata: So poi
com'ella è nata... Eh! che sei matto! Piano di grazia... Eh... non pensarci
affatto... Ma... Io ci ho passione, E pur... Quella meschina... Eh torna... Oh
Dio!... Eh, siam da capo... Oh! che confusione.
Aria
Son imbrogliato io già; ho un certo che nel core che
dir per me non so s'è amore, o s'è pietà. Sento un che, poi mi dice: Uberto,
pensa a te. Io sto fra il sì e il no fra il voglio e fra il non voglio, e
sempre più m'imbroglio. Ah! misero, infelice, che mai sarà di me! (Entra
Serpina con Vespone in abito come sopra)
Recitativo
SERPINA Favorisca, signor... passi.
UBERTO Padrona. È questi?
SERPINA Questi è desso.
UBERTO (para si) Oh brutta cera! Veramente ha una
faccia tempestosa. (a Serpina) E così, caro il capitan Tempesta, si sposerà già
questa mia ragazza? O ben n'è già contento... (Vespone accenna di sì) O ben,
non vi ha difficoltà? (Vespone come sopra) O ben... Egli mi pare Che abbia
poche parole.
SERPINA Anzi pochissime.
(a Vespone) Vuole me?
(ad Uberto) Con permissione.
UBERTO (fra sè) E in braccio a quel brutto nibbiaccio
deve andar quella bella colombina?
SERPINA Sapete cosa ha detto?
UBERTO Di' Serpina.
SERPINA Che vuole che mi diate la dote mia.
UBERTO La dote tua? Che dote! Sei matta?
SERPINA Non gridate, ch'egli in furia darà.
UBERTO Può dar in furia più d'Orlando Furioso. che a
me punto non preme.
SERPINA Oh! Dio! (Vespone finge di andare in collera)
Vedete pur ch'egli già freme.
UBERTO (a Serpina) Oh! che guai! Va là tu, (fra se)
Statti a vedere che costui mi farà... (a Serpina) Ben, cosa dice?
SERPINA Che vuole almeno quattromila scudi.
UBERTO Canchero! Oh! questa è bella! Vuole una
bagattella! Ah! padron mio... (Vespone vuol mettere mano allo spada) Non
signore... Serpina... Che mal abbia. Vespone Dove sei?
SERPINA Ma, padrone il vostro male andate voi
cercando.
UBERTO Senti un po'. Con costui hai tu concluso?
SERPINA Io ho concluso e non concluso. Adesso...
(finge di parlare con Vespone)
UBERTO (fra se) Statti a veder, che questo maledetto
capitano farà precipitarmi.
SERPINA Egli ha detto...
UBERTO Che cosa ha detto? (fra se) Ei parla per
interprete.
SERPINA Che, o mi date la dote di quattromila scudi, o
non mi sposerà.
UBERTO Ha detto?
SERPINA Ha detto.
UBERTO E se egli non ti sposa a me ch'importa?
SERPINA Ma che mi avrete a sposar voi.
UBERTO Ha detto?
SERPINA Ha detto, o che altrimenti, in pezzi vi farà.
UBERTO Oh! Questo non l'ha detto!
SERPINA E lo vedrà.
UBERTO L'ha detto... Si, signora. (Vespone fa cenno di
minacciare Uberto) Eh! non s'incomodi, che giacché per me vuol così il
destino... or io la sposerò.
SERPINA Mi dia la destra in sua presenza.
UBERTO Sì.
SERPINA Viva il padrone.
UBERTO Va ben così?
SERPINA E viva ancor Vespone. (Vespone si leva i
mustacchi)
UBERTO Ah! ribaldo! tu sei? E tal inganno...
Lasciami...
SERPINA E non occorre più strepitar. Ti son già sposa,
il sai.
UBERTO È ver, fatta me l'hai: ti venne buona.
SERPINA E di serva divenni io già padrona.
Duetto
SERPINA Contento tu sarai, avrai amor per me?
UBERTO So che contento è il core e amore avrò per te.
SERPINA Di pur la verità.
UBERTO Quest'è la verità.
SERPINA Oh Dio! mi par che no.
UBERTO Non dubitar, oibò! S
ERPINA Oh sposo grazioso!
UBERTO Diletta mia sposetta!...
SERPINA Così mi fai goder.
UBERTO Sol tu mi fai goder.
SERPINA Per te ho io nel core il martellin d'amore che
mi percuote ognor.
UBERTO Mi sta per te nel core con un tamburo amore, e
batte forte ognor.
SERPINA Deh! senti il tippitì.
UBERTO Lo sento, è vero, sì. Tu senti il tappatà.
SERPINA È vero il sento già.
UBERTO Ma questo ch'esser può?
SERPINA Io nol so.
UBERTO Nol so io.
SERPINA, UBERTO Caro. Gioia. Oh Dio! Ben te lo puoi
pensar.
SERPINA lo per me non so dirlo.
UBERTO Per me non so capirlo.
SERPINA Sarà, ma non è questo.
UBERTO Sarà. né meno è questo.
SERPINA Ah! furbo, sì t'intendo.
UBERTO Ah! ladra, ti