A 112
anni dalla prima assoluta, il 7 dicembre Riccardo Chailly riporta al Piermarini
la versione in due atti pensata da Puccini per la prima assoluta alla Scala. La
regia è di Alvis Hermanis, protagonisti Maria José Siri, Brian Hymel e Carlos Álvarez.
E nel quarantennale del rapporto con la RAI la Prima torna su Rai Uno
(Foto: Brescia e Amisano) |
Il 7
dicembre Madama Butterfly torna nella
sala del Piermarini con la direzione di Riccardo
Chailly e la regia di Alvis Hermanis
nella prima versione che Giacomo Puccini scrisse nel 1904 per il nostro Teatro.
Una prima che sottolinea il legame tra la Scala e questo capolavoro inserendosi
nel processo di costruzione di una consapevolezza storica e musicale sulle
opere di Puccini che costituisce una delle linee culturali portanti della
programmazione scaligera.
Madama Butterfly
«Ora mi sono
convinto che l’opera deve essere in due atti […] Il dramma deve correre alla
fine senza interruzioni, serrato, efficace, terribile. […] Sono certo di
inchiodare il mio pubblico e di mandarlo via non scontento. E avremo allo
stesso tempo un taglio nuovo di opera, bastante per tenere una serata». Con
queste parole Giacomo Puccini perorava di fronte a un recalcitrante Giulio
Ricordi il taglio innovatore della nascente Madama
Butterfly, la “tragedia giapponese” che stava componendo a partire
dall’omonima pièce di David Belasco che aveva visto a Londra nel 1900 e che era
a sua volta tratta da un racconto
dell’americano John Luther Long. La divisione in soli due atti rispondeva a
un’esigenza di concentrazione drammatica che era evidentemente nello Zeitgeist
del teatro musicale europeo: basti pensare agli atti unici di Strauss (Salome è del 1906, Elektra del 1909) che condividono con Butterfly la scabrosità dell’argomento e la drammatica morte in scena
della protagonista.
Puccini l’ebbe
vinta e l’opera andò in scena in due atti al Teatro alla Scala il 17 febbraio
1904 con la direzione di Cleofonte Campanini e Rosina Storchio come Cio-Cio San.
La serata però fu più che contrastata: l’allestimento fu forse inadeguato ma di
certo i nemici del compositore e del suo editore alimentarono le proteste che
degenerarono in una bagarre (“un linciaggio” nelle parole di Puccini). La
rivista “Musica e musicisti” edita da Ricordi osservò: “Lo spettacolo che si ha
nella sala pare altrettanto ben organizzato quanto quello del palcoscenico,
perché principiò esso pure precisamente col principiare dell’opera. Tanto che
sembrava di assistere a una battaglia di tutta attualità come se i russi in
serrati battaglioni d’oste nemica volessero dare l’assalto al palcoscenico per
spazzar via tutti i giapponesi pucciniani”, dove il riferimento all’incipiente
guerra russo-giapponese allude ai sostenitori della Siberia di Giordano, andata in scena nel dicembre 1903. I Ricordi
si consultarono e fu Tito, il figlio di Giulio, a suggerire a Puccini di
rinunciare alle scelte più controverse spezzando in due parti il second’atto,
tagliando un buon migliaio di battute in gran parte dedicate a episodi di
colore e umoristici, e regalando al tenore una romanza prima della conclusione.
La nuova versione trionfò a Brescia il 28 maggio dello stesso anno, ma la
storia dei ripensamenti del compositore era destinata a proseguire: Dieter
Schickling documenta, oltre alle due partiture del 1904 relative alle edizioni
italiane, due edizioni relative alle esecuzioni inglesi nel 1906, due edizioni
relative al debutto parigino nel 1906 e 1907 prima della terza edizione italiana
nel 1907, ma il quadro è ulteriormente complicato dal ritrovamento di alcune
copie con variazioni di pugno del compositore. Di particolare importanza sono i
rimaneggiamenti avvenuti in occasione della prima di Parigi nel 1907, dove Albert
Carré, direttore dell’Opéra Comique e responsabile dell’allestimento,
insistette per smorzare tanto i tratti antiamericani quanto l’irrisione dei
costumi giapponesi.
Alla Scala Butterfly non tornò fino al 1925, dopo
la morte del compositore, nella versione in tre atti con la direzione di
Toscanini e i costumi di Caramba: la Scala si riallineava così ai grandi teatri
internazionali che avevano riconosciuto in Butterfly
un capolavoro. E tuttavia Puccini, proverbiale per innata insicurezza e
maniacale perfezionismo, continuò a
ripensare al suo dramma “serrato, efficace, terribile” e sedici anni dopo, nel
1920, sollecitò Ricordi a riproporre al Teatro Carcano di Milano una versione
che ripristinava parte dei tagli. Di fatto, osserva Dieter Schickling, “Non si
può determinare quale versione di Madama
Butterfly il Puccini maturo reputasse corretta. Ogni singola recita in cui
fu coinvolto fu per lui un esperimento, fino alla fine”.
La versione 1904 torna alla Scala
Dopo
Turandot e La fanciulla del West, prosegue il percorso artistico-filologico
che sta riportando tutte le opere di Puccini alle originali intenzioni
dell’autore. Il prossimo 7 dicembre ascolteremo Madama Butterfly com’era prima che situazioni contingenti
spingessero il musicista a modificarla e ad accettare varianti richieste
dall’editore. Anche con La fanciulla del
West si sono riaperti i tagli ed è stata ripristinata l’orchestrazione del
primo manoscritto. È un lavoro complesso che Riccardo Chailly compie con
Gabriele Dotto e i musicologi della Ricordi impegnati in questa attenta
ricostruzione che deve tenere conto di molti fattori storici e ambientali.
Il
lavoro su Puccini si inscrive in una tendenza della critica più aggiornata, non
solo in campo musicale, a non limitarsi a esaminare la forma considerata
“definitiva” dell’opera d’arte ma ad approfondirne la conoscenza valorizzandone
versioni e varianti, con la consapevolezza che la scelta dell’edizione per la
stampa è – ed era ancor più nel passato – soggetta a variabili contingenti. Non
si tratta in nessun modo di identificare una versione “autentica” da proporre
in antitesi a quella corrente, ma di offrire alla conoscenza del pubblico
un’immagine a tutto tondo del lavoro di un artista. “Abbiamo imparato da tempo
che non sempre l’edizione definitiva di un’opera è migliore dei tentativi che
l’hanno preceduta. Ormai diffidenti verso le ‘magnifiche sorti e progressive’,
abbiamo adottato una visione pluralistica: le diverse stesure di un’opera sono
appunto interessanti nella loro diversità, espressioni di un percorso magari
accidentato, di momenti molteplici della vita dell’autore, nella storia che sta
vivendo”. Queste parole dell’italianista Lina Bolzoni non si riferiscono a Madama Butterfly ma all’edizione in due
volumi della prima edizione del 1516 dell’Orlando
Furioso, giustamente salutata come uno degli eventi principali delle
celebrazioni dei 500 anni del poema ariostesco e destinata non a sostituirsi ma
ad affiancarsi a quella del 1532. Questa “visione pluralistica” si afferma
anche in campo musicologico e nel caso di Madama
Butterfly è corroborata tanto dalle perduranti incertezze del compositore
quanto dalla circostanza che la versione pensata da Puccini per la Scala non
sia più stata ripresa in questo Teatro.
Direttore
Principale del Teatro alla Scala dal gennaio 2015, Riccardo Chailly assume la carica di Direttore Musicale dal gennaio
2017. Il suo debutto alla Scala risale al 1968 con I Masnadieri di Verdi; in seguito ha diretto opere di Rossini,
Verdi, Puccini, Prokof’ev e Bartók; con Aida
ha inaugurato la Stagione 2006/2007 e con Giovanna
d’Arco la Stagione 2015/2016. Il suo impegno con il Teatro milanese negli
anni a venire si concentrerà sul repertorio italiano con la prosecuzione del
ciclo di opere di Puccini iniziato nel maggio 2015 con Turandot, evento inaugurale di Expo e nel maggio 2016 con La fanciulla del West. In programma
anche titoli di Verdi, Rossini e Donizetti, con un’attenzione particolare per
le opere presentate alla Scala in prima assoluta: sarà il caso de La gazza ladra, che tornerà alla Scala
dal 12 aprile con la regia di Gabriele Salvatores a 200 anni dalla prima. In
questi mesi Chailly ha intensificato l’attività con l’orchestra scaligera
creando con i musicisti un sodalizio artistico sempre più stretto: dopo aver
invitato lo scorso agosto alcune prime parti a unirsi all’Orchestra del Festival
di Lucerna, di cui ha assunto la guida succedendo a Claudio Abbado, ha guidato
la Filarmonica in una serie di tournée che hanno toccato con successo diverse
città europee tra cui Salisburgo, Vienna e Parigi, e Orchestra e Coro della
Scala nel Requiem di Verdi a Mosca; Requiem replicato con eguale esito a
Milano (anche per il 15° anniversario del disastro di Linate e per la
Fondazione Candia). Il 20, 21 e 22 ottobre Riccardo Chailly ha aperto la
Stagione Sinfonica del Teatro con un concerto dedicato a Brahms e Liszt. Nello
stesso periodo riporta la Filarmonica in sala di registrazione.
Lo spettacolo
“Io
non ho uno stile; cerco per ogni titolo di trovare uno stile appropriato”. Regista
di prosa e d’opera, attore, drammaturgo, Alvis Hermanis è una delle personalità
più sfaccettate e imprevedibili del teatro contemporaneo. Acclamato alla Scala
per la cruda efficacia della sua resa de Die
Soldaten di Zimmermann, ha radicalmente cambiato impostazione con la messa
in scena tradizionale e pittorica de I
due Foscari: ma i milanesi hanno potuto apprezzare un volto completamente
diverso del suo lavoro assistendo a Black
Milk, lo spettacolo di prosa sulla Lettonia rurale andato in scena al
Teatro dell’Arte. Nel frattempo a Parigi faceva scalpore una versione avveniristica
de La damnation de Faust in cui il
protagonista era un esplicito riferimento a Stephen Jay Hawking. Inevitabile
l’attesa per questo nuovo allestimento: una versione sicuramente fedele al
testo, e ampiamente ispirata al teatro giapponese.
I protagonisti
Maria José Siri, grazie all’unione
di sicurezza vocale e temperamento scenico, si è imposta tra le interpreti più
apprezzate della scena internazionale. Al Teatro alla Scala è già stata Aida, e con i complessi scaligeri e il
M° Chailly ha portato Messa da Requiem
al Bol’šoj di Mosca lo scorso settembre (lo canterà di nuovo a gennaio a
Berlino con Chailly e i Berliner Philharmoniker). Tra gli altri appuntamenti
del 2016/2017, dopo il debutto in Norma a
Macerata, ricordiamo Manon Lescaut al
Teatro Regio di Torino, al Teatro San Carlo di Napoli e al Grand Théâtre di
Ginevra, Tosca alla Semperoper di
Dresda e alla Deutsche Oper di Berlino, Maddalena di Coigny in Andrea Chénier alla Deutsche Oper di
Berlino e al Teatro dell’Opera di Roma.
Reduce
dal successo al Metropolitan come
Arnoldo nel Guillaume Tell nelle
scorse settimane, Bryan Hymel è
atteso nei prossimi mesi in Carmen
all’Opéra di Parigi e in Don Carlo al
Covent Garden di Londra. Hymel, nato a New Orleans nel 1979, è già stato
Pinkerton tra l’altro al Metropolitan, alla Staatsoper di Vienna e da ultimo la
scorsa estate a Orange. Il suo primo solo album, ‘Heroïque’, dedicato all’opera
francese, è stato pubblicato da Warner nel 2015. Alla Scala è stato Don José
nella Carmen diretta da Daniel Barenboim
nel 2010.
Carlos Álvarez, è al suo secondo
titolo inaugurale consecutivo. Nella Giovanna
d’Arco di Verdi che ha aperto la scorsa stagione interpretava la parte di
Giacomo (il 7 dicembre fu però sostituito a causa di un malore). Alla Scala esordisce
nel 1996 con Riccardo Chailly cantando proprio la parte di Sharpless in Madama Butterfly; nel 1999 e nel 2006
torna come Don Giovanni diretto rispettivamente da Riccardo Muti e Gustavo
Dudamel, mentre nel novembre 2016 è Conte ne Le nozze di Figaro dirette da Franz Welser-Möst.
Studi di
pianoforte, debutto a Salisburgo nel 2010 con Riccardo Muti, Annalisa
Stroppa è oggi regolarmente presente nelle stagioni dei maggiori
teatri: la ricordiamo come Cherubino ne I
due Figaro diretti da Muti a Salisburgo e Madrid e come Rosina ne Il barbiere di Siviglia a Roma, Berlino
e Tel Avi., Recentemente ha debuttato all’Opéra di Parigi come Suzuki e alla
Staatsoper di Vienna come Dorabella. Alla Scala è stata Emilia in Otello di Rossini e Maddalena in Rigoletto.
La Prima su Rai Uno
Il 7
dicembre 1976 le telecamere della RAI fecero entrare per la prima volta gli
italiani alla Prima della Scala: in palcoscenico Otello di Verdi con la direzione di Carlos Kleiber, la regia di
Franco Zeffirelli, le voci di Plácido Domingo e Mirella Freni. Da allora la RAI
e il Teatro alla Scala hanno collaborato per far conoscere sempre meglio agli
italiani lo straordinario patrimonio del melodramma. In occasione del 40°
anniversario di questa collaborazione la Prima torna in diretta su Rai Uno.
Come ogni anno la Rai curerà anche le dirette presso il Carcere di San Vittore,
in diversi teatri italiani e nei cinema di tutto il mondo.
La prima diffusa: Madama Butterfly in città
In
occasione del Sant’Ambrogio 2016 torna il palinsesto di attività di
preparazione della Prima scaligera promosso da Comune di Milano e Edison
insieme al Teatro alla Scala. Il programma sarà come di consueto annunciato nel
mese di novembre.
Effetto Butterfly
a Lugano
In
preparazione della diretta di Madama
Butterfly il 7 dicembre al Cinema Lux di Lugano il LAC e la rivista
Cultweek in collaborazione con RSI – Radiotelevisione Svizzera e con il
sostegno degli Amici della Scala di Lugano. Il calendario sarà comunicato
successivamente.
(comunicato
stampa)