Lunedì 21 novembre alle ore 21.00, il pianista e il quintetto saranno
protagonisti, al Conservatorio di Milano, del prossimo appuntamento della
Stagione 2016/2017 di Serate Musicali. In programma musiche di Mozart
«“Scoperto”
e “proposto” da sempre dalle «Serate Musicali», è stato solista con la Praga
Chamber Orchestra e con Filarmonica di Cannes, ha partecipato al Ciclo Bach con
l’Orchestra di Padova e del Veneto, ha eseguito le Goldberg Variationen di Bach registrate con “Serate Musicali” e
«Suonare News» e le Suites francesi e quelle inglesi, inventando così un Bach
«Italiano». Potrebbe essere un fatto storico e potrebbe riguardare la nostra
rubrica “Pro Veritate”. In collaborazione con Serate Musicali è stato ospite del Festival di Ravenna. Il talento
di Bacchetti non è dunque sfuggito alle «Serate», che lo hanno riconosciuto
senza esitazioni. Bacchetti è matematico e metafisico. Poco indulgente al
«suono»? Ma è il «suono», paradossalmente, la sua materia prima, con la quale
si può collegare con Horzowsky (ma è solo un esempio): medianicamente. È in
grado di cogliere il dilemma ideale: “Horowitz o Horzowsky?”. Tra scoperte e
riabilitazioni, egli è in grado (con noi) di un discorso che faccia consecutio.
Del grande Schiff, non perde una nota. Sufficientemente contro-corrente, è
ospite di Serate Musicali dal 1998». Hans Fazzari
Sala Verdi, Conservatorio “G. Verdi”
di MIlano
Via Conservatorio 12,
Milano
Lunedì 21 novembre
2016 ore 21.00
QUINTETTO D’ARCHI DELL’OSN RAI
Violini Roberto Ranfaldi, Paolo Giolo
Viola Ula Ulijona - Violoncello Pierpaolo Toso
Contrabbasso Gabriele Carpani
Pianista
ANDREA BACCHETTI
Programma
WOLFGANG
AMADEUS MOZART (1756-1791)
Sonata n.
13 in si bemolle maggiore K. 333 “Parigina n. 5”
Allegro;
Andante cantabile; Allegretto grazioso
Concerto
n. 14 in mi bemolle maggiore K. 449
(versione di Ignaz Lachner per pianoforte e quintetto d’archi)
Allegro
vivace; Andantino (“Andante unter dem Basssystem”); Allegro ma non troppo
Concerto
n. 22 in mi bemolle maggiore K. 482
(versione di Ignaz Lachner per pianoforte e
quintetto d’archi)
Allegro;
Andante; Allegro (Rondò)
Biglietti: Intero €25,00 - Ridotto €20,00
Quintetto
d’archi dell’OSN RAI
Nel 1931 fu fondata a Torino la prima
orchestra sinfonica dell’ente radiofonico pubblico, a cui si aggiunsero le
orchestre di Roma, Milano e Napoli. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
nacque nel 1994 dalla loro unificazione, divenendo una delle orchestre più
prestigiose d’Italia. Dal novembre 2009 al luglio 2016 Juraj Valčuha ne è stato
Direttore principale. Attualmente il ruolo è ricoperto da James Conlon. Con la
presenza nei palinsesti radiofonici e televisivi, ha contribuito alla
diffusione del repertorio sinfonico e dell’avanguardia storica e contemporanea,
ottenendo importanti riconoscimenti discografici. Dal tronco principale
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale si sono poi formati e distinti complessi da
camera con organici variabili, che svolgono un’intensa attività concertistica,
incrementata dagli appuntamenti “Le
domeniche dell’Auditorium” trasmessi da Radio 3 e dalla presenza in
importanti eventi istituzionali come rappresentanza dell’intera Orchestra
Sinfonica. I complessi da camera formatisi in seno all’OSN Rai sono costituiti
dalle prime parti e dai professori d’orchestra che spesso sono protagonisti
nella Stagione Sinfonica, sostenendo parti solistiche. Ogni gruppo si propone
l’obiettivo di far conoscere e apprezzare le possibilità tecniche ed espressive
di ciascuno strumento e delle varie combinazioni, sfruttando la versatilità e
la potenzialità dei singoli elementi, presentando un repertorio che va dal
periodo classico al contemporaneo. Il Quintetto d’Archi dell’OSN Rai e il
pianista Andrea Bacchetti hanno già effettuato numerosi concerti insieme per le
stagioni musicali più prestigiose e le loro registrazioni sono trasmesse
normalmente da Radio 3 Rai.
Nato
nel 1977, Andrea Baccehtti ha
raccolto, ancora giovanissimo, i consigli di Karajan, Magaloff, Berio,
Horszowski, Siciliani. Debutta a 11 anni a Milano nella Sala Verdi con i
Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Da allora ha suonato ai festival di
Lucerna, Salisburgo, Belgrado, Santander, Tolosa, Lugano, Sapporo, Brescia e
Bergamo, Bologna, Roma, La Roque d'Anteron, Milano, La Coruna, Pesaro,
Bellinzona, Ravenna, Ravello, Varsavia, Parigi, Spoleto (etc…) e in prestigiose
sale quali: Konzerthaus, Salle Pleyel, Salle Gaveau, Rudolfinum, Teatro Coliseo,
Auditorium Nacional de Espana, Foundacion Goulbenkian, Huelecourt Art Project,
Kyoto Concert Hall (Kyoto), Parco della Musica (Roma); Gewandthaus (Lipsia). In Italia è stato
ospite delle maggiori orchestre ed enti lirici e di tutte le più importanti
associazioni concertistiche. All'estero ha lavorato con numerose orchestre
(Lucerne Festival Strings, Camerata Salzburg e Salzburg Chamber Soloists, RTVE
Madrid, Filarmonica della Scala, OSNR Torino, Russian Chamber Philharmonic St.
Petersburg, Dubrovnik Symphony Orchestra, Philarmonique de Nice, Prague Chamber
Orchestra, Filarmonica Toscanini di Parma, etc.. con direttori quali Bellugi,
Guidarini, Venzago, Luisi, Zedda, Manacorda, Panni, Burybayev, Pehlivanian,
Gullberg Jensen, Nanut, Lu Ja, Justus Frantz, Baungartner, Valdes, Renes,
Bender, Bisanti, Ceccato, etc... La sua discografia comprende le Sonate di
Cherubini, “The Scarlatti Restored Manuscript” che è risultato vincitore dell'
ICMA 2014 nella categoria “Baroque Instrumental”. Di Bach le “Invenzioni e
Sinfonie” e “The Italian Bach. Si dedica con passione alla musica da camera.
Proficue sono state le collaborazioni con Rocco Filippini, Prazak Quartet, Uto
Ughi, Antonella Ruggero, Quartetto Ysaye. Compositori come Fabio Vacchi, Carlo Boccadoro,
Filippo Del Corno, gli hanno dedicato loro composizioni. Nella stagione passata
ha tenuto concerti in Spagna, Messico, Cuba, Corea, Svizzera, Polonia, Belgio,
Russia e in quella in corso sono previste tournèe in Giappone, Lussemburgo,
Spagna e Indonesia.
Il programma (tratto dal libretto di sala del concerto)
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sonata n. 13 in si bemolle maggiore K 333 «Parigina n. 5»
Portata a conclusione a Strasburgo (ottobre
1778), la Sonata segna il ritorno di Mozart verso J. Christian Bach, l’antico
amico londinese, ritrovato a Parigi poche settimane addietro. Di dimensioni
insolite, è anche una pagina d’intenso virtuosismo. Nell’Allegro (4/4) le idee melodiche di Mozart appaiono contigue a J. C.
Bach: a questo fine è utile il raffronto con il meglio delle sue Sonate op. 17.
Prevalgono naturalmente i Temi di Mozart per ricchezza e per genio. Lo sviluppo
si orienta per lo più verso il modo minore. Nell’Andante cantabile (3/4, in mi bemolle maggiore), colpisce la parte
centrale per le modulazioni in minore
e per la malinconica intensità: torna invece a sorridere il finale Rondò, l’Allegretto grazioso (tempo binario, ritorno a si bemolle maggiore).
Cadenza in tempo prima della
penultima ripresa del Tema. Ma anche questa in breve sembra dar luogo a una
Cadenza da Concerto. Tutte cose fatte per allettare Horowitz; infatti la Sonata
è tra le poche immortalate da lui, il cui stile ad hoc, anche se meno felice
che nelle Sonate di Domenico Scarlatti, si è voluto definire più che cantabile
“cantante”.
Concerto
n. 14 in mi bemolle maggiore K. 449
Il
Concerto in mi bemolle maggiore K. 449
è il primo di una serie di sei Concerti scritti nel 1784. Mozart ne parla in
una lettera del 26 maggio come di «un Concerto di tipo particolare, più
indicato per una piccola orchestra che per una grande». L'organico orchestrale
non prevede infatti strumenti a fiato obbligati ma solo due oboi e due corni ad
libitum. Mozart cominciò a scrivere il Concerto - gran parte del primo
movimento - nell'estate 1782, forse prima di quello in la maggiore K. 414, per
poi riprenderlo in mano un anno e mezzo dopo. Il Concerto fu eseguito
dall'autore in una Accademia il 17 marzo, mentre pochi giorni dopo vi si
cimentò una delle sue migliori allieve, Barbara von Ployer detta Babette,
sorella del consigliere di corte Gottfried Ignaz von Ployer. Secondo
testimonianze coeve pare che la signorina Ployer suonasse meravigliosamente il
pianoforte tanto che Mozart scrisse per lei anche il grande Concerto in sol
maggiore K. 453. Il Concerto in mi bemolle ebbe anche l'onore di figurare come
primo numero nel catalogo tematico di tutte le proprie composizioni che Mozart
cominciò a stilare all'inizio del 1784. Il carattere intimo di Concerto da
camera non esclude la ricca elaborazione tematica e contrappuntistica,
soprattutto nel finale, e gli accenti di maestosità, così strettamente legati
al tono di mi bemolle maggiore (si pensi al Concerto K. 482). Nell'Allegro vivace iniziale ai due temi
principali contrastanti, presentati dall'orchestra in un'ampia ed elaborata
esposizione, il pianoforte risponde con raffinate variazioni ornamentali e con
un nuovo tema cantabile. Nello sviluppo piccoli frammenti del primo tema
vengono elaborati in contrappunto doppio senza però compromettere la trama
leggerissima del discorso. Il magnifico Andantino
si dipana morbidamente su un tema di grande espressività e attraverso
modulazioni inattese. Nel finale, Allegro
ma non troppo, Mozart utilizza il contrappunto osservato con tanto di
moduli melodici arcaizzati adattandolo ai criteri di leggerezza e brillantezza
del finale di Concerto. La forma è quella del Rondò Sonata con un solo episodio
di contrasto; la varietà è però assicurata dalla ricchezza delle modulazioni -
nella ripresa si tocca l'insolita tonalità di re bemolle minore - e dalla
elaborazione ritmica e motivica del tema principale.
Concerto
n. 22 in mi bemolle maggiore K. 482
Questo
concerto porta la data del 16 dicembre 1785 e fu eseguito a Vienna la prima
volta il 23 dicembre dello stesso anno ottenendo un grande successo da parte
del pubblico che volle la replica dell'Andante.
Si trattava del resto di un periodo - forse il solo periodo - fortunato nella
vita viennese del musicista. Le poche lettere di quegli anni giunte fino a noi
rispecchiano uno stato d'animo sollevato ed euforico, vivaci istantanee
dell'ambiente musicale viennese in quell'epoca in cui gli artisti lavoravano
personalmente a contatto col pubblico. «Ora come potete immaginare - scrive
Mozart al padre - devo necessariamente suonare - e quindi scrivere cose nuove.
L'intera mattinata la dedico agli allievi e quasi tutte le sere ho da suonare».
E in un'altra lettera a Leopoldo dice: «Eccovi l'elenco di tutti i miei
abbonati. Io da solo ne ho trenta di più che Richter e Fischer insieme. Il
primo concerto è andato benissimo. La sala era piena zeppa e il nuovo Concerto
da me eseguito è piaciuto straordinariamente. Ovunque si sente lodare questa
accademia...». Ed è per queste accademie - concerti a sottoscrizione - che
Mozart scrisse quattordici Concerti per pianoforte e orchestra, tra i quali
quello in mi bemolle che si esegue stasera. Sembra concepito sotto il segno di
un malinconico «ritorno» alla giovinezza espressa con il «ritorno» alla maniera
dei primi concerti specialmente quello per due pianoforti e orchestra e l'altro
nella stessa tonalità che porta il numero di catalogo K. 271, che è del 1777;
un «ritorno» soprattutto evidente nel motivo dei corni dell'Allegro iniziale e nell'episodio
centrale (Andantino cantabile) del Rondò,
che si richiama al Finale di quel concerto più giovanile e insieme
prefigura il Canone con cui si concluderà l'opera Così fan tutte. Tra i due tempi così segnati da questo ricordo
della non lontana, ma ormai conclusa giovinezza, si pone l'Andante nella tonalità di do
minore che è di certo tra le pagine esistenzialmente più sconvolgenti lasciateci
dal Maestro salisburghese, per la sua immediatezza espressiva così facilmente
leggibile in un arco di sentimenti che porta dal dolore fino alla
rassegnazione: una prefigurazione dei drammatici temi che saranno al centro
delle Opere degli ultimi anni mozartiani. Uno sguardo sul futuro tanto più
intenso in quanto legato sembra al rimpianto di un non lontano passato, che si
esprime anche sul piano del linguaggio, sia con la decisione di sostituire gli
oboi dei precedenti Concerti con i clarinetti - è il primo caso nella
produzione mozartiana - sia per il contrasto nuovissimo e già romantico che si
realizza tra i modi maggiore e minore.