17 febbraio 2016

Steven Isserlis a Milano tra Kurtág e Bach

Lunedì 22 febbraio alle ore 21.00, il violoncellista sarà protagonista di un concerto, per la Stagione Concertistica di “Serate Musicali”, presso il Conservatorio “G. Verdi”

(Copyright: Jean Baptiste Millot)
Inglese, classe 1958, tra i violoncellisti più celebri al mondo ma anche appassionato scrittore – i suoi libri sulla vita dei grandi compositori, tra i quali Why Beethoven Threw the Stew e Why Handel Waggled his Wig, sono stati pubblicati da Faber & Faber e tradotti in molte lingue, tra le quali anche l'italiano [leggi una recensione QUI] –, Steven Isserlis sarà il protagonista del prossimo appuntamento della Stagione Concertistica 2015/2016 di “Serate Musicali”.

Nel concerto di Milano, in programma lunedì 22 febbraio alle ore 21.00, presso il Conservatorio “G. Verdi”, Isserlis eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach e  György Kurtág, del quale il violoncellista celebra il 90° compleanno. A tal proposito, Steven Isserlis scrive:


Kurtág 
György Kurtág  è  musica. È una cosa strana da dire forse, ma è la verità. La musica si fa strada lentamente e irresistibilmente dal suo intimo emergendo in superficie con una intensità straordinaria. Non ho mai incontrato un musicista per il quale ciascuna nota contasse di più; ogni nota, sua o dei grandi compositori che ama,  rappresenta per lui un mondo di significati e di profondità narrativa ed emozionale. Non posso pensare a György Kurtág senza sua moglie Marta. Sono una coppia unica, con la stessa intensa visione e la stessa passione per la musica di lui e la sua comprensione. Sono stato così fortunato di assistere a un loro concerto a Londra non molto tempo fa; alla fine György disse che sarebbe stato il loro ultimo. È stato un momento letteralmente magico, l’atmosfera straordinaria era potenziata dall’effetto visivo: sedevano non guardando il pubblico, suonando su un pianoforte verticale sapientemente amplificato in modo impercettibile dal figlio, György Kurtág jr. È uno dei concerti più memorabili a cui abbia assistito, ogni brano racchiuso in un mondo incantato.

Conobbi György e Marta forse 25 anni fa a IMS Prussia Cove in Cornovaglia [n.r. località in cui S. Isserlis organizza masterclasses], dove sono tornati molte volte, e immediatamente sono diventati una parte importante della mia vita  tanto che  il mio affetto per loro è andato aumentando con gli anni. Ho studiato, eseguito, inciso numerose sue composizioni per violoncello e György ha composto un brano molto speciale dopo la morte di mia moglie Pauline. Non eseguirei mai un suo pezzo senza prima averlo studiato con lui; così vado il più spesso possibile da lui per studiare insieme la sua musica (oppure addirittura ci sentiamo per telefono!). Sono esperienze sorprendenti; Kurtág è un compositore molto esigente, con una visione molto decisa di come debba suonare ogni nota e usa una vasta gamma di immagini per comunicarla. È esaltante!  È indescrivibile la soddisfazione di avvicinarsi il più possibile alla sua visione per compiacerlo. Ogni volta esco da queste sessioni (ammesso che mi sono avvicinato) volando. La loro lunghezza è leggendaria: devo aver passato 9 ore con lui o, meglio con lui e Marta, perché spesso sono presenti entrambi, su 7 minuti di musica, ma ogni momento è essenziale e di solito finisce che io vorrei continuare.

Naturalmente non sempre è facile: la sua intensità è tale che non può capire come chiunque altro non la condivida. Mi ricordo una  mattina in Cornovaglia, in cui, dopo essere andato a letto troppo tardi la notte precedente ed essermi avviato barcollando alla ricerca di un caffè di cui avevo assolutamente bisogno, incontrai György fuori dalla sua stanza. «Steven, devi venire ad ascoltare Marta e altri che stanno per suonare un Trio di Beethoven». Io replicai: «Ma non ho ancora bevuto il caffè». Kurtág mi lanciò uno sguardo che bandì tutte le voglie di caffeina, replicando: «Prima Beethoven, poi il caffè». E grazie alla bellezza di Beethoven dopo poche battute dimenticai  le mie privazioni. Come sempre l’amicizia dei Kurtág ha ripagato qualsiasi richiesta avessero fatto.

Questa settimana sto celebrando il novantesimo compleanno di Kurtág (19 febbraio) suonando le sue opera intercalate con le Sei Suites bachiane a Wigmore Hall (Londra) e in altre località. Perciò non posso essere a Budapest per il concerto in suo onore, ma mando tutto il mio affetto, le congratulazioni e i più  fervidi auguri a György e Marta per vivere ancora molti anni di salute, felicità e lavoro. E soprattutto ancora grazie per tutto. Steven Isserlis

Concerto di lunedì 22 febbraio ore 21.00
Sala Verdi del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
Via Conservatorio 12, Milano

Violoncellista Steven Isserlis

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
Suite per violoncello solo n. 3 in do maggiore BWV 1009
Preludio; Allemanda; Corrente; Sarabanda; Bourré I; Bourré II; Giga 
GYÖRGY KURTÁG (1926)
Souvenir de Balatonboglár - (Saluto di compleanno per Judith Scherter) 
In Memoriam Ferenc Wilhelm 
JOHANN SEBASTIAN BACH
Suite per violoncello solo n. 2 in re minore BWV 1008 
Preludio; Allemanda; Corrente; Sarabanda; Minuetto I; Minuetto II; Giga 
GYÖRGY KURTÁG
Árnyak (Ombre) 
In Memoriam Gyorgy Kroó 
JOHANN SEBASTIAN BACH 

Suite per violoncello solo n.  6 in re maggiore  BWV 1012 
Preludio; Allemanda; Corrente; Sarabanda; Gavotta I; Gavotta II; Giga   

Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00

Presentando questo volantino potrai avere un biglietto a prezzo scontato: adulti € 10; bambini e ragazzi fino a 25 anni € 5


Il programma (tratto dal libretto di sala)

J. S. BACH Suites per violoncello solo BWV 1007-1012
Per uno di quei paradossi di cui solo la storia della musica conosce il segreto, la raccolta bachiana è ancora avvolta parzialmente nel mistero. Di questo grandioso edificio musicale non abbiamo, purtroppo, il manoscritto autografo; ne sono pervenute due copie: una di Anna Magdalena Bach e l’altra di un ignoto copista. Scritte a Köthen intorno al 1720, le sei Suites sono una serie di altrettanti movimenti di danza, organizzati secondo uno schema ben rigoroso; a movimenti dove prevale la polifonia si alternano movimenti in cui domina la linea melodica. In apertura troviamo sempre un Preludio, eseguito in forma di toccata nello stile italiano, in chiusura c’è sempre una Giga; i diversi movimenti di danza che si alternano durante l’esecuzione sono: Allemanda: danza moderata in misura binaria, usata nei paesi tedeschi durante le processioni.; Corrente: danza alquanto vivace, ritmo ternario, nasce nel 1400 come danza popolare poi diventa danza di corte; Sarabanda: danza di origini orientali; Minuetto: danza elegante della corte francese come la Bourrée e la Gavotta, dal carattere festoso l’una e brioso l’altra; Giga: danza vivace di origine irlandese o scozzese.
Suite n. 3 in do maggiore BWV 1009
Si basa su una tonalità, (il do maggiore) che quanto ai gradi fondamentali e alle relazione dei suoni armonici, coincide con l’assetto delle corde vuote dello strumento (do, sol, re, la). Il piano di questa terza Suite, prevede dunque, in apertura, un superbo Preludio che si muove tra frammenti di scale, disegni ostinati, arpeggi, e figurazioni di accordi spezzati; ma forse l’aspetto più folgorante è proprio il senso di una cantabilità continua e lineare che passa attraverso momenti di autentico ipnotismo, accentuati dalla linea – pedale del basso. Procedimenti armonici, giochi su corde vuote (o doppie) e increspature sonore sovrastano l’Allemanda, mentre un dinamismo molto pronunciato, fra continui salti dell’arco   e un’ampia  estensione dei registri, solca la successiva Corrente. Il principio dello svuotamento di energia accumulatasi nei primi tre episodi, trova poi un’applicazione naturale nel movimento di Sarabanda, fitto di spigolature cromatiche. A seguire, i mutamenti di corde e gli incisi di domanda/risposta, danno un profilo elegante e forse di sapiente malizia alla Bourré I, cui fa seguito la seconda, più addolcita, per via del passaggio al tono minore. Infine la Giga chiude la Suite in un vortice roteante di gesti, pedali melodici e armonici, fasce timbriche ripetitive dal vago sapore impressionista. 
Suite n. 2 in re minore BWW 1008
L’accentuazione asimmetrica della frase, che cade sul tempo “debole” della battuta, una decisa irregolarità filiforme e una conduzione graficamente smodata per salti improvvisi da una tessitura all’altra segna indelebilmente la conduzione del Prélude: un pezzo fermamente ancorato alla tonalità di re minore, con tutti i relativi rimandi agli archetipi gregoriani (primo tono ecclesiastico) e tonali (colorazione cupa e spettrale, carattere introverso). Discontinua, arrovellata e piena di inquietudine appare anche l’Allemanda, con in più una viva difficoltà di conduzione dell’arco, causata dalla fioritura di note doppie e da un’articolazione molto elaborata. Movimenti arpeggianti e giochi dell’archetto fra le corde vicine, imprimono ulteriore slancio e vivacità alla rapida conduzione della Corrente, che plana in un’oasi di meditazione liturgica e di introspezione psicologica nella dolcissima Sarabande, ben equilibrata fra sezioni accordali e andamenti lineari. Il contrasto fra tonalità minore e relativo maggiore, crea una tenue sfumatura di colore fra il Minuetto I e II, più inclini a fare qualche concessione alla Galanterie di corte, mentre l’epilogo della Giga si consuma con una regolare conduzione polifonica a due voci, gravida di gestualità acrobatiche.
Suite n. 6 in re maggiore BWV 1012
Un’ampia estensione non solo rettilinea in senso formale, ma verticale come spazialità del suono, contrassegna la struttura del Preludio, scavato su furiosi ribattuti, figurazioni ossessive e alternanze in eco di piano e di forte. L’Allemanda, più che la scansione consueta dell’incedere ritmico originario, dispensa un ampio repertorio di fioriture e ripiegamenti affettuosi. Una decisa accelerazione metrica nella seconda parte e nella coda dà ulteriore dinamismo alla Corrente, che in controluce lascia trasparire finezze contrappuntistiche e inversioni tematiche da manuale. La continuità si placa, come sempre, nell’incedere lento della Sarabanda (strappate di accordi e note doppie ideali per il violoncello a 5 corde), suggestivo per lo sviluppo accordale e le sottigliezze armoniche. Le note doppie, arricchite su un piano armonico da raffinatezze infinite (ritardi, lievi dissonanze, note di passaggio) impreziosiscono la superficie lineare delle due Gavotte, entrambe in re maggiore. Lasciando posto alla circolarità della Giga conclusiva fatta di mirabili effetti d’eco, brillanti conduzioni ritmiche e un’accelerazione finale che dà ulteriore slancio all’intera raccolta. 

GYÖRGY KURTÁG - Testo di Steven Isserlis
Gyorgy Kurtág  É  musica. È una cosa strana da dire forse, ma è la verità. La musica si fa strada lentamente e irresistibilmente dal suo intimo emergendo in superficie con una intensità straordinaria. Non ho mai incontrato un musicista per il quale ciascuna nota contasse di più; ogni nota, sua o dei grandi compositori che ama,  rappresenta per lui un mondo di significati e di profondità narrativa ed emozionale. Non posso pensare a György Kurtág senza sua moglie Marta. Sono una coppia unica, con la stessa intensa visione e la stessa passione per la musica di lui e la sua comprensione. Sono stato così fortunato di assistere a un loro concerto a Londra non molto tempo fa; alla fine György disse che sarebbe stato il loro ultimo. É stato un momento letteralmente magico, l’atmosfera straordinaria era potenziata dall’effetto visivo: sedevano non guardando il pubblico,  suonando su un pianoforte verticale smorzato, sapientemente amplificato in modo impercettibile dal figlio, György Kurtág jr. É uno dei concerti più memorabili a cui abbia assistito, ogni brano racchiuso in un mondo incantato. Conobbi György e Marta forse 25 anni fa a IMS Prussia Cove in Cornovaglia (n.b. località in cui S. Isserlis organizza masterclasses), dove sono tornati molte volte, e immediatamente sono diventati una parte importante della mia vita  tanto che  il mio affetto per loro è andato aumentando con gli anni. Ho studiato, eseguito, inciso numerose sue composizioni per violoncello e György ha composto un brano molto speciale dopo la morte di mia moglie Pauline. Non eseguirei mai un suo pezzo senza prima averlo studiato con lui; così vado il più spesso possibile da lui per studiare insieme la sua musica (oppure addirittura ci sentiamo per telefono!). Sono esperienze sorprendenti; Kurtág è un compositore molto esigente, con una visione molto decisa di come debba suonare ogni nota e usa una vasta gamma di immagini per comunicarla. É esaltante! É indescrivibile la soddisfazione di avvicinarsi il più possibile alla sua visione per compiacerlo. Ogni volta esco da queste sessioni (ammesso che mi sono avvicinato) volando. La loro lunghezza è leggendaria: devo aver passato 9 ore con lui o, meglio con lui e Marta, perché spesso sono presenti entrambi, su 7 minuti di musica, ma ogni momento è essenziale e di solito finisce che io vorrei continuare. Naturalmente non sempre è facile: la sua intensità è tale che non può capire come chiunque altro non la condivida. Mi ricordo una mattina nebbiosa in Cornovaglia, in cui, dopo essere andato a letto troppo tardi la notte precedente ed essermi avviato barcollando alla ricerca di un caffè di cui avevo assolutamente bisogno, incontrai György fuori dalla sua stanza. «Steven, devi venire ad ascoltare Marta e altri che stanno per suonare un Trio di Beethoven». Io replicai «Ma non ho ancora bevuto il caffè». Kurtág mi lanciò uno sguardo che bandì tutte le voglie di caffeina, replicando: «Prima Beethoven, poi il caffè». E grazie alla bellezza di Beethoven dopo poche battute dimenticai le mie privazioni. Come sempre l’amicizia dei Kurtág ha ripagato qualsiasi richiesta avessero fatto. Questa settimana sto celebrando il novantesimo compleanno di Kurtág (19 febbraio) suonando le sue opere intercalate con le Sei Suites bachiane a Wigmore Hall (Londra) e in altre località. Perciò non posso essere a Budapest per il concerto in suo onore, ma mando tutto il mio affetto, le congratulazioni e i più  fervidi auguri a György e Marta per vivere ancora molti anni di salute, felicità e lavoro. E soprattutto ancora grazie per tutto.   

Souvenir de Balatonboglár – (Saluto di compleanno per Judith Scherter)
Il brano, scritto in occasione del cinquantottesimo compleanno della pittrice e poetessa Judith Scherter (ecco perché l’apertura è in 5/8), appare calmo e riflessivo, ispirato allo stile naive della pittura della dedicataria (alcuni esempi sono stampati sulle copertine dei primi quattro volumi delle composizioni Segni, Gare e Messaggi). L’unica tensione deriva dalla costante oscillazione fra le terze in maggiore e minore, creando un’atmosfera spiritosa.   

In memoriam Ferenc Wilhem
Questa breve elegia, scritta per il padre violoncellista di un ex studente e stretto collaboratore di Kurtag, Andras Wilhelm, dice molto con poche note. “In memoriam” si apre con un semitono  discendente, una figura che nella musica di tutti i tempi e di tutte le culture esprime  il lamento e le lacrime. Seguono tre sol minori, forse sospiri finali, che  aprono uno sguardo verso l’altro mondo nella frase umbratile (in pianissimo) che segue. Il brano termina con un ultimo sospiro, un  semitono finale discendente che ci dice addio. 
Árnyak (Ombre) Gli ultimi due brani  vagano nella regione dello scarsamente udibile, essendo costituiti dal più semplice materiale musicale esistente, per lo più scale discendenti: è musica ridotta all’essenziale. In “Ombre” forme scure corrono velocemente, quasi senza distinguersi dalla scura immobilità che le circonda; è come se altre ombre si accovacciassero nella notte, nascondendosi nel silenzio. L’atmosfera riecheggia l’apparizione del fantasma nell’Amleto shakespeariano: «Mi sconvolge di paura e meraviglia» Si sentono frammenti di melodia: «Illusione, resta!»|«Se hai suono o voce, parla!». Ma le ombre non rispondono:  «É qui - É qui! - É andato via!» 

In memoriam Kroó György
Scritto in memoria dell’illustre musicologo ungherese Kroó György, il brano praticamente trascende il suono. Le più semplici scale discendenti  sembrano descrivere passi verso un altro mondo, talvolta i passi vacillano, come se cercassero il cammino nell’oscurità. La musica è quasi impersonale; solo i tre intervalli “alla zingaresca” esprimono apertamente un senso di perdita. Il resto è un addio luminoso, l’ultimo sguardo di uno che è entrato nel «mondo sconosciuto, da cui nessun viaggiatore ritorna». (Testi di S. Isserlis)   

Come solista Steven Isserlis collabora con Berliner Philharmoniker, Philharmonia Orchestra, NHK Symphony, Cleveland Orchestra, Mahler Chamber. Come camerista ha ideato numerosi programmi per le maggiori rassegne concertistiche, tra cui Wigmore Hall e 92nd St Y di New York, e per i Festival di Salisburgo e Verbier. Suoi partner: Hough, Mustonen, Schiff, Pletnev, Gerstein, Melnikov, Várjon, Bell, Faust, Frank, Collins e T. Zimmermann. Nella stagione 2015/16 presenta le Suites di Bach a Wigmore Hall, concerti con Ian Bostridge, Stephen Hough, Robert Levin e Richard Egarr; un concerto speciale con sir Andras Schiff alla Beethovenhaus di Bonn suonato sul violoncello di Beethoven, eseguito in pubblico l’ultima volta più di 50 anni fa; un tour europeo con l’Academy of St. Martin-in-the-Fields e Bell; la prima mondiale della versione per orchestra di Lieux retrouvés di Adès a Lucerna, con il compositore nella veste di direttore. Isserlis nutre grande interesse per gli strumenti d’epoca cosicchè si è esibito insieme alle più importanti orchestre di strumenti originali e in recital con cembalo e fortepiano; con Levin, pianista dedito ai pianoforti d’epoca, ha registrato l’Integrale di Beethoven e con Richard Egarr ha presentato le Sonate per viola da gamba di J.S. Bach e le Sonate di Handel e Scarlatti. È anche un fiero sostenitore della musica contemporanea e ha collaborato con i più celebri compositori presentando nuove opere, tra le quali The Protecting Veil di Tavener, Cello Concerto in One Movement di Rihm, Lieux retrouvés di Adès, la Sonata per cello e mano sinistra di Hough, opere di Mustonen e For Steven di Kurtág. Attraverso una discografia pluripremiata Isserlis rivela la vastità del suo repertorio. La registrazione delle Suites di Bach ha ricevuto i premi Instrumental Disc of the Year e Critic’s Choice della rivista Gramophone. Oltre al disco con i Concerti di Prokofiev e di Shostakovich con l’Orchestra della Radio di Francoforte e Järvi, ha inciso con Várjon musiche di Schumann, le Sonate di Brahms con Hough, il Concerto di Dvorak con la Mahler Chamber Orchestra e Harding, diversi dischi con Adès e Mustonen, l’Integrale di Beethoven con Levin (nominato per il Deutsche Schallplatten Preis). Tra le prossime registrazioni i Concerti di Elgar e Walton con la Philharmonia Orchestra e Paavo Järvi. Scrivere e suonare per i bambini è un’altra sua passione. I suoi libri sulla vita dei grandi compositori - Why Beethoven Threw the Stew e Why Handel Waggled his Wig - sono stati pubblicati da Faber & Faber e tradotti in molte lingue, tra cui l’italiano (ed. Curci). Oltre alla registrazione di Children’s Cello con Hough, ha scritto tre favole musicali insieme alla compositrice Anne Dudley, pubblicate da Universal Edition.  Insignito di un CBE nel 1998 in riconoscimento dell’instancabile attività artistica, ha inoltre ricevuto il Premio Schumann della Città di Zwickau ed è uno degli unici due violoncellisti viventi incluso nella Gramophone’s Hall of Fame. Suona lo Stradivari “Marquis de Corberon (Nelsova)” del 1726, su gentile concessione della Royal Academy of Music. Le “Serate Musicali” si onorano di avere trovato affinità elettive con un Artista già storico come Isserlis. Virtuoso dal volto umano, egli non ignora e non disdegna alcun tipo di humor, per il nostro conforto, la nostra delizia, la nostra consolazione. La sua “noblesse” lo fa essere più unico che raro. Il suo “cantabile” è invidiato e non è forse riproducibile. I suoi viaggi e le sue avventure nella storia ci accompagnano. Le sue “affinità elettive” (con Hough, con Mustonen etc…) le abbiamo firmate e controfirmate. Il suo tentativo di salvataggio di un altro artista grande e tutto sommato sfortunato (e naturalmente contro corrente) come Daniel Shafran (ospite per una volta di “Serate Musicali”) ci ha commosso e ci commuove.  

Adriana Benignetti