Con
l’allestimento in forma scenica dell’oratorio di Händel diretto da Diego
Fasolis, la Scala diviene il primo grande teatro internazionale a promuovere un
complesso barocco all’interno della
propria orchestra
Con
le 8 recite dell’oratorio di Händel Il
trionfo del Tempo e del Disinganno in
scena dal 28 gennaio al 13 febbraio il Teatro alla Scala presenta al
pubblico il suo complesso barocco: un gruppo di strumentisti che nei mesi
scorsi ha approfondito con il Maestro Diego Fasolis la tecnica e le prassi
esecutive settecentesche.
Il progetto, sviluppatosi anche grazie all’adesione e
all’entusiasmo di numerosi Professori dell’Orchestra del Teatro alla Scala,
prevede che alla nuova compagine sia affidato un titolo all’anno sotto la
bacchetta di uno specialista, nella prospettiva di creare al Piermarini una
nuova tradizione esecutiva barocca.
L’oratorio
è presentato in veste scenica in uno spettacolo creato da Jürgen Flimm ed Erich Wonder
per l’Opera di Zurigo, portato poi con grande successo anche alla Staatsoper di
Berlino e qui ripreso in collaborazione con Gudrun Hartmann. Il quartetto
vocale è composto da Lucia Cirillo
(Piacere), Martina Janková
(Bellezza), Sara Mingardo
(Disinganno) e Leonardo Cortellazzi
(Tempo).
Nel
1607 Händel aveva 22 anni, aveva già scritto due opere per il teatro di Amburgo
e si trovava da un anno in Italia, su invito di Ferdinando de’ Medici. Il “caro
sassone”, dopo un primo soggiorno fiorentino, si era recato a Roma dove aveva
stretto sodalizio con il cardinale Benedetto Pamphilj, già librettista per
diversi compositori tra i quali Alessandro Scarlatti. A Roma le
rappresentazioni operistiche erano vietate (come anche il canto in pubblico per
le donne): i due si dedicarono quindi alla stesura di un oratorio di argomento
almeno a prima vista moraleggiante, i cui personaggi ebbero tuttavia tutta la
vivacità del teatro musicale. Il trionfo
del Tempo e del Disinganno (catalogo HWV 46a) viene dunque eseguito per la
prima volta nel 1707 con il compositore al cembalo e la direzione di Arcangelo
Corelli presso il Teatro del Collegio Clementino nell’ambito dei concerti
quaresimali organizzati dal Cardinale Ottoboni. La fortuna dell’opera e la sua
centralità nella parabola artistica di Händel sono testimoniate dal fatto che
il compositore apprestò due successive versioni, entrambe per il Covent Garden:
nel 1737 con il titolo Il trionfo del
Tempo e della Verità (HWV 46b) e nel 1757 con il titolo The Triumph of Time and Truth (HWV 71). Tra
le arie “Lascia la spina” il cui tema verrà ripreso nell’opera Rinaldo sulle parole “Lascia ch’io
pianga”; altri brani compariranno in Agrippina.
Alla
Scala il Piacere è Lucia Cirillo, ospite frequente delle principali orchestre
barocche e del Festival di Glyndebourne; Bellezza è Martina Janková, una delle
più apprezzate cantanti mozartiane di oggi, di casa all’opera di Zurigo e a
Salisburgo; il Tempo è il tenore italiano Leonardo Cortellazzi, recentemente
applaudito alla Scala come Nerone ne L’incoronazione
di Poppea, e il Disinganno è Sara Mingardo, contralto prediletto dai
direttori di musica barocca ma chiamata anche da Abbado, e ascoltata alla Scala
nella trilogia monteverdiana diretta da Rinaldo Alessandrini.
Lo
spettacolo di Jürgen Flimm con le scene di Erich Wonder e i costumi di Florence
von Gerkan nasce nel 2003 per l’opera di Zurigo, ottenendo consensi
entusiastici, e viene ripreso alla Staatsoper di Berlino nel 2012, dove Flimm è
affiancato, come alla Scala, da Gudrun Hartmann. Flimm e Wonder collocano il
trapasso dall’edonismo alla malinconia che impregna l’oratorio in una serata
dopo teatro che affonda nella notte al bancone di un caffè alto borghese
ispirato alla leggendaria brasserie parigina art déco La Coupole, inaugurata
nel 1927, in cui si incontravano tra gli altri Man Ray, Aragon, Picasso,
Simenon e Josephine Baker. Il bar diviene teatro moderno di simbologie di
perfetto sapore barocco, tra controscene e movimenti coreografici.
(comunicato
stampa)