Daniel Barenboim
eseguirà tutte le sonate compiute per pianoforte di Franz Schubert in 4 serate:
3, 12, 15 e 22 dicembre
«Le Sonate per pianoforte di Schubert
sono un caso a parte nella storia della musica. Solo poche, tra le quali la
“Fantasie-Sonata” in sol maggiore, sono state pubblicate nel corso della sua
vita: le altre hanno visto le stampe postume e sono finalmente venute alla luce
solo nel XX secolo con la pubblicazione del catalogo sistematico di Deutsch.
Per molte ragioni sono state considerate dai musicisti come lavori minori. C’è
una storia molto eloquente che a me è sempre sembrata plausibile: nel 1934 il
grande pianista Arthur Schnabel incontrò il compositore Sergej Rachmaninov
negli studi di Abbey Road a Londra. Alla domanda su cosa facesse negli studi
rispose: “Sto incidendo le Sonate di Schubert”. Rachmaninov restò perplesso e
chiese “Davvero? Schubert ha scritto anche delle Sonate?”. Non c’è dubbio che
Rachmaninov fosse un musicista intelligente ed erudito: semplicemente a quel
tempo solo pochissimi erano consapevoli che Schubert avesse scritto Sonate per
pianoforte. E se devo essere onesto, neanch’io per la maggior parte della mia
vita ho prestato troppa attenzione a queste opere meravigliose. La Sonata in la
maggiore era ben conosciuta, ma persino la magnifica Sonata in do minore era
eseguita raramente. Per molti anni mi sono concentrato su altre cose e non ho
prestato attenzione a questi lavori. Avevo sfogliato le partiture, ne avevo
suonata qualcuna a casa ma non le avevo mai esplorate come un ciclo completo. È
stato solo nel 1978, mentre stavo preparando tra l’altro gli Impromptus e la Sonata in do minore in
occasione del 150° anniversario della morte di Schubert, che mi sono imbattuto
nelle sue ultime sonate. Ne rimasi subito affascinato e nacque la curiosità di
conoscerle meglio, ma solo ora sono riuscito a trovare sufficiente pace e tempo
per dedicare ad esse tutta la mia attenzione. Un progetto come questo – la
possibilità di concentrarsi esclusivamente su un compositore – è un vero lusso.
Ho iniziato a suonare le Sonate durante le mie vacanze estive, poi le ho
riprese durante le vacanze di Natale a casa. E ora, avendo avuto l’opportunità
di sedere da solo con Schubert in uno studio di registrazione per più di sei
ore al giorno, mi rendo conto del ruolo cruciale che queste composizioni hanno
avuto nella sua troppo breve vita musicale. Quando ripensiamo alla carriera di
un compositore spesso ci rendiamo conto che alcune composizioni più di altre
rappresentano una sorta di diario intimo delle loro vite. Nel caso di Beethoven
non furono le sinfonie, come si potrebbe pensare, bensì le sonate per
pianoforte e i quartetti. Queste sono le sue composizioni più personali. Per
Mozart, sono forse le opere su libretto di Da Ponte e i concerti per
pianoforte. Quanto a Schubert, abbiamo sempre considerato come punto di
riferimento i Lieder, ma credo che anche le sonate per pianoforte siano
senz’altro parte del suo diario. Quando registrai l’integrale delle sonate
compiute ebbi l’ambizione, per il pubblico e per me stesso, di diffondere nuova
luce sulla sua vita e sui suoi lavori – di soffiare vita dentro a quel suo
diario musicale. Ne risultò un viaggio intenso e affascinante dentro a questi
microcosmi di raffinatezza armonica. Per alcuni compositori, il diario è di
facile lettura. Sappiamo tutti che per Beethoven si distinguono tre fasi,
giovanile, matura e tarda. Ma Schubert, allora, che morì a 31 anni? La cosa
straordinaria è che possiamo vedere con quale incredibile rapidità egli
progredì, pur avendo avuto una vita e una carriera così tragicamente brevi.
Possiamo solo immaginare cosa sarebbe potuto succedere se avesse vissuto più a
lungo! Sono convinto che sarebbe diventato uno dei musicisti più rivoluzionari
di tutti i tempi. Così com’è, nella musica che ci ha lasciato possiamo sentire
tracce di Bruckner, per non parlare di Johann Strauss – talvolta ascoltando le
sue sonate sembra di assistere a un concerto di Capodanno per pianoforte. È
sorprendente! Quel che colpisce in particolare, quando ti immergi nelle sue
sonate, è che Schubert è maestro dei contrasti. Diversamente, per esempio, da
Wagner, Schubert non necessita un apparato dinamico ampio per ottenere gli
effetti desiderati. I contrasti, per lui, sono spesso basati su modulazioni
nell’armonia o su un’incertezza intenzionale tra maggiore e minore.
Personalmente, sento una stretta affinità con questa ricchezza di varietà e di
cambiamenti improvvisi del temperamento. Non ha nulla a che fare con lo sforzo,
come in Wagner, dove lo sforzo è parte della struttura espressiva. In Schubert
non è così – con lui solitamente c’è spazio per una risata in mezzo alle
lacrime. Le sue sonate sono quindi anche rivelatrici, poiché realizzano
qualcosa che raramente si riesce a ottenere: mettono insieme emozioni
contrastanti in una unità armonica. A volte un singolo tema può evocare una
sensazione di gioia e, simultaneamente, far intravedere un abisso di indicibile
malinconia. La verità è che è impossibile spiegare tutto questo a parole.
Questo è il punto fondamentale della musica: se potessimo spiegarla, non dovremmo
suonarla. Per me, incidere insieme tutte le sonate di Beethoven è stato un
processo che ha consentito anche di esplorare l’effetto che la musica ha su di
noi. Dopo aver diretto, per esempio, Götterdämmerung,
non si può semplicemente tornare a casa e dimenticarsene – è un’esperienza
troppo travolgente per poterlo fare. Schubert mi ha colpito in un modo che mi
ha sorpreso: trascorrendo sei ore e più in intima comunione con la sua musica,
il mio stato d’animo era di totale tranquillità e appagamento. L’infinito
sentimento di felicità che ho provato durante quelle ore è vivo ancora oggi.
Del mio tardo incontro con le sonate di Schubert sono estremamente grato».
Sono queste le parole con le quali,
pochi mesi fa, Daniel Barenboim ha
presentato la sua ultima incisione discografica: 5 cd comprendenti l’integrale
delle Sonate (compiute) per pianoforte di Franz Schubert. Un’integrale
che il Maestro riproporrà dal vivo in 4 appuntamenti al Teatro alla Scala il 3, 12,
15 e 22 dicembre).
Ad aprire il “Ciclo Schubert”, il 3 dicembre, saranno le tre sonate in la:
Sonata in la min. D 537 (op. 164), Sonata in la magg. D 664 (op.
120) e Sonata in la magg. D 959 (op. post.).
Nel secondo concerto (12 dicembre) saranno, invece,
presentate la Sonata in mi
bem. magg. D 568 (op. 122), la Sonata
in la min. D 784 (op. 143) e la Sonata in re magg. D
850 (op. 53).
Spazio alla Sonata in si magg. D
575 (op. 147), alla Sonata
in sol magg. D 894 (op. 78) e alla Sonata in do min. D
958 (op. post.) nel terzo appuntamento (15 dicembre).
Infine, a chiudere
il Ciclo, saranno, il 22 dicembre,
la Sonata in la min. D
845 (op. 42) e la Sonata
in si bem. magg. D 960 (op. post.).
Tutti i concerti si
terranno alle ore 20.00.
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informazioni vai QUI
Adriana Benignetti