04 ottobre 2014

“Tutti (o quasi…) a casa!”: clamorosa decisione al Teatro dell’Opera

Approvata dal CdA l’esternalizzazione dell’orchestra e del coro del teatro: 182, su 460, i dipendenti del teatro coinvolti dalla decisione

«Il Cda ha approvato l’esternalizzazione dell’orchestra e del coro votando una procedura di licenziamento collettiva di orchestra e coro». Ignazio Marino



«Una scelta molto dura e sofferta. Pensiamo che questa strada possa sventare le decisione di una chiusura. È un disegno innovativo in Italia ma in Europa molto utilizzato. Non c’era altra soluzione». Carlo Fuortes

“Esternalizzazione”: questa la decisione del CdA del Teatro dell’Opera di Roma che diventerà effettiva tra 75 giorni (45 giorni per le trattative sindacali e altri 30 giorni per la trattativa nei tavoli istituzionali, come spiegato da Fuortes). Una decisione giunta dopo mesi segnati da dissidi interni, da scioperi e culminata – due settimane fa – nelle dimissioni di Riccardo Muti da Direttore Musicale del Costanzi e dalla conseguente fuga degli sponsor. 

«È un passaggio doloroso ma necessario per salvare l’Opera di Roma e ripartire. Del resto non dimentichiamo che la situazione era diventata talmente insostenibile da costringere pochi giorni fa il Maestro Muti ad andarsene platealmente. Non dappertutto è successo questo e anzi con le stesse identiche regole altre Fondazioni Lirico Sinfoniche, come Scala e Santa Cecilia, all’opposto dell’Opera di Roma, hanno avuto buoni bilanci e ottime relazioni con i musicisti, crescendo di qualità sino a raggiungere i criteri per l’autonomia del decreto che ho firmato proprio ieri», dichiara Dario Franceschini.

Eppure, il procedimento non coinvolge tutti i dipendenti ma solo 182 su 460, ossia gli orchestrali e gli artisti del coro, che dovranno riunirsi in cooperativa e lavorare per il teatro appunto da “esterni”: fine dei contratti a tempo indeterminato, fine della stabilità. «Coro e orchestra costano 12 milioni e mezzo l’anno. Il risparmio previsto è di 3,4 milioni con l’esternalizzazione. Abbiamo ragionato in termini di funzionalità e di effetto economico, è una decisione indipendente dalle sigle sindacali e non c'è alcuna intenzione ritorsiva, è quasi offensivo pensarlo» ha precisato il sovrintendente.

La reazione dei sindacati è stata, come prevedibile, durissima:

«È un colpo mortale all’Opera, ma anche alla cultura a Roma e in Italia». Paolo Terrinoni,  segretario generale della Fistel Cisl di Roma e del Lazio.

«Leggo le agenzie nelle quali si riporta la decisione del CdA. del Teatro Dell'Opera di Roma di procedere al licenziamento collettivo di Coro e Orchestra. Spero che oggi, finalmente, dopo una sequenza interminabile di bugie distribuite a piene mani ai cittadini di Roma e a tutta l'opinione pubblica, venga finalmente alla luce il vero obiettivo del Ministero, la vera missione del Sovrintendente e le ragioni per le quali siamo stati costretti alle mobilitazioni sindacali di questa estate: fare dei Teatri Italiani delle scatole vuote. E finalmente si possano comprendere le ragioni per cui il Maestro Muti ha deciso di lasciare il Teatro. Nella ignoranza dilagante su come funziona un teatro d'Opera, ci sarà ancora qualcuno che proverà a sostenere che questa sarebbe una buona strada per rivitalizzare il Teatro. Altri, mentendo, diranno che questa è una scelta sofferta. La verità è che da tempo è in corso una strategia di smantellamento delle principali istituzioni culturali del nostro Paese. I teatri sono straordinari centri di produzione dove si formano altrettanto straordinarie professionalità tecniche e artistiche che tutto il mondo ci invidia. un teatro vuoto da riempire di volta in volta è la fine del valore della produzione, della ricerca, della sperimentazione, della conservazione e dell'innovazione; ma una ghiotta occasione di pochi noti per fare business. Reagiremo contro questa scelta sciagurata con l'auspicio che tutte le organizzazioni sindacali e i lavoratori del Teatro dell'Opera e di tutti i Teatri italiani abbiano compreso la posta in gioco». Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil

Nel frattempo, ieri, una quarantina di lavoratori sono scesi in piazza per manifestare il dissenso e annunciare battaglia: «Il motivo della protesta è che noi non accettiamo l'esternalizzazione dell'orchestra e del coro. Non è trattabile. L'appello al sindaco è quello di dimezzarci. Altrimenti noi procederemo all'occupazione come è successo al Valle», afferma Maurizio Scavone, artista del coro. E sembrano pronti i primi ricorsi.

I sindacati, però, sono ancora divisi. La Cisl incolpa la Cgil: «L’atteggiamento tenuto nei mesi scorsi da parte della Cgil e dei sindacati autonomi  con gli scioperi in occasione della stagione estiva di Caracalla e la decisione di non firmare il piano di risanamento, ha danneggiato il teatro e ogni iniziativa sindacale intrapresa». – afferma Paolo Terrinoni, segretario di Roma e Lazio della Fistel Cisl

«Cisl e Uil riflettano su quanto hanno . Nonostante abbiano appoggiato il piano industriale ora il Cda colpisce tutti i lavoratori, anche i loro iscritti», gli fa eco Alberto Manzini della Slc Cgil.

Il “caso” Opera sembra ancora ben lontano dalla sua conclusione…

Per approfondire:


http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2014/10/03/opera-roma-vergnano-modello-non-esportabile_2f04594d-359d-44e8-be14-caae16eba7b2.html

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2014/10/03/opera-roma-vergnano-modello-non-esportabile_2f04594d-359d-44e8-be14-caae16eba7b2.html




A.B.