Vaslav Nijinsky ne "Le spectre de la rose" 1911 Royal Opera House (Foto: wikimedia.org) |
Le Spectre de la rose
Tableau chorégraphique su un tema di Théophile Gautier, adattato da Jean-Luis Vaudoyer
Musica: Carl Maria von Weber (Eutin, 18 novembre 1786 – Londra, 5 giugno 1826)
Coreografia: Michail Fokin (San Pietroburgo, 23 aprile 1880 – New York, 22 agosto 1942)
Orchestrazione: Hector Berlioz (La Côte-Saint-André, 11 dicembre 1803 – Parigi, 8 marzo 1869)
Prima rappresentazione: 19 aprile 1911, Théâtre de Monte Carlo
Soulève ta paupière
close
Qu’effleure un songe
virginal.
Je suis le spectre de
la rose
Que tu portais hier
au bal…
dal poema di
Théophile Gautier (1837)
Testo tratto dal programma di sala di Le spectre de la rose. La rose malade.
Cavalleria rusticana, Teatro alla Scala, Stagione 2013-14 (©Teatro alla
Scala)
Al levarsi del
sipario, una giovane, rientrata da un ballo e vinta dalla stanchezza, si
addormenta su di una poltrona. Nel suo sogno, la rosa che tiene tra le mani diventa
un genio che le prodiga carezze e sparisce all’alba.
dal programma ufficiale dei Ballets Russes – Théâtre du
Châtelet, maggio-giugno 1912
«Anche se attinge alle
risorse del balletto classico, ritengo che questa coreografia appartenga alle
realizzazioni del nuovo balletto. Non comporta delle danze destinate a mettere
in mostra il virtuosismo (ed è per questo motivo che sono contrariato dal mito
del salto di Nijinskij). Qui la danza è costantemente espressiva. Il tema della
Giovane è nuovo e bello: a occhi chiusi, cerca, richiama la sua visione. Lo
Spettro, in nessuno dei suoi movimenti, assomiglia a un danzatore abituale che
esegue le sue variazioni per il piacere del pubblico. È uno spirito, un sogno;
l’essenza della rosa, la carezza dei suoi teneri petali, e ancora altro, tanto
che è impossibile trovare delle parole precise per descriverlo. In nessun caso
è un cavaliere o un partner della danzatrice. In questo balletto, inoltre, la
tecnica delle braccia è completamente differente da quella, strettamente
congelata, del vecchio balletto».
da Michail Fokin, Memoirs
of a ballet master