Balletto creato nel 2006 da Alexei Ratmansky per il New York City Ballett e basato sull’omonima partitura di Leonid
Desyatnikov che
in dodici sezioni per orchestra d’archi, violino solista e voce femminile,
attraversa le stagioni e il calendario russo ortodosso
Testo estratto da “Russian Season Alexei
Ratmansky - Ritorno alla Russia, passando per NewYork” di Laura Cappelle dal
Programma di sala Serata Ratmansky, Teatro alla Scala, Stagione
2013/2014. Traduzione dall’inglese di
Silvia Tuja. (©Teatro alla
Scala)
[…] L’ispirazione musicale […]
nacque dalle Russian Seasons, scritte nel 2000 da Leonid Desyatnikov: una stimolante partitura
per orchestra d’archi, violino solo e soprano, con sezioni cantate su testi
popolari ispirati alla raccolta La musica tradizionale della
regione russa dei laghi. Basata sulla struttura delle Quattro stagioni di Vivaldi, la composizione
esplora il ciclo della vita osservato attraverso un anno del calendario russo
ortodosso, con quattro concerti, ognuno dei quali si articola in tre movimenti.
I riti legati al calendario della chiesa ortodossa forniscono una serie di
punti di riferimento con canzoni per Pentecoste, Natale o Maslenica, ma i testi
raccontano storie di tutti i giorni: una donna che lamenta un matrimonio
combinato, un’altra priva di notizie del soldato che ama […] Per
ogni sezione […] Ratmansky creò un’immagine coreografica intesa come una sorta
di “fotografia istantanea tratta dalla vita”. Sei coppie vestite con
interpretazioni moderne di costumi popolari, ognuna caratterizzata da un colore
(arancio, rosso, verde, blu, viola e bordeaux), compongono il cast, e quando si
presentano sulla scena vuota, sole o in piccoli gruppi, è immediatamente chiaro
che siamo di fronte a una comunità. La primavera si tramuta in estate,
l’autunno in inverno, e con il trascorrere del tempo le coppie sperimentano
l’amore, l’amicizia, la morte e il lutto, spesso trovando conforto nella
presenza degli altri. […] Nel mondo di Ratmansky ci sono anche humour e
gioco: i danzatori nelle canzoni più leggere del ciclo sembrano riconnettersi a
una forma di innocenza, intrecciando le mani o saltellando insieme. […] La
donna in rosso è una presenza particolarmente intrigante […] Quando si presenta
per la prima volta salta e fa piroette come una forza della natura, in un
accesso di rabbia e disperazione, con i pugni stretti al suo costume. La
canzone carica di angoscia racconta la storia di una giovane donna in procinto
di sposare un corteggiatore contro la sua volontà. […] In “Postovaja” – Canto
dei giorni del digiuno – la donna in verde […] è un’anima vagante, con
tre uomini a guisa di angeli: nelle loro mani ella sembra vagare e sognare,
arrivando addirittura ad ascendere al cielo sorretta da loro come se fosse su
una scala […] Il cuore lirico del balletto è tuttavia la donna in arancio.
[…] è spesso una presenza malinconica. […] Lei e il suo partner sono anche
l’unica coppia che cambia costume: ritornano in bianco per la dolente canzone
finale, “Poslednjaja”. Con una corona di fiori fra i capelli ella è al tempo
stesso una sposa e un angelo, e la sua è una fugace meditazione sulla morte.
[…]