28 gennaio 2023

“Russian Seasons” (Balletto di Alexei Ratmansky): il soggetto

Balletto creato nel 2006 da Alexei Ratmansky per il New York City Ballett e basato sull’omonima partitura di Leonid Desyatnikov che in dodici sezioni per orchestra d’archi, violino solista e voce femminile, attraversa le stagioni e il calendario russo ortodosso


Testo estratto da “Russian Season Alexei Ratmansky - Ritorno alla Russia, passando per NewYork” di Laura Cappelle dal Programma di sala Serata Ratmansky, Teatro alla Scala, Stagione 2013/2014. Traduzione dall’inglese di Silvia Tuja.  (©Teatro alla Scala)


 […] L’ispirazione musicale […]  nacque dalle Russian Seasons, scritte nel 2000 da Leonid Desyatnikov: una stimolante partitura per orchestra d’archi, violino solo e soprano, con sezioni cantate su testi popolari ispirati alla raccolta La musica tradizionale della regione russa dei laghi. Basata sulla struttura delle Quattro stagioni di Vivaldi, la composizione esplora il ciclo della vita osservato attraverso un anno del calendario russo ortodosso, con quattro concerti, ognuno dei quali si articola in tre movimenti. I riti legati al calendario della chiesa ortodossa forniscono una serie di punti di riferimento con canzoni per Pentecoste, Natale o Maslenica, ma i testi raccontano storie di tutti i giorni: una donna che lamenta un matrimonio combinato, un’altra priva di notizie del soldato che ama […]  Per ogni sezione […] Ratmansky creò un’immagine coreografica intesa come una sorta di “fotografia istantanea tratta dalla vita”. Sei coppie vestite con interpretazioni moderne di costumi popolari, ognuna caratterizzata da un colore (arancio, rosso, verde, blu, viola e bordeaux), compongono il cast, e quando si presentano sulla scena vuota, sole o in piccoli gruppi, è immediatamente chiaro che siamo di fronte a una comunità. La primavera si tramuta in estate, l’autunno in inverno, e con il trascorrere del tempo le coppie sperimentano l’amore, l’amicizia, la morte e il lutto, spesso trovando conforto nella presenza degli altri. […] Nel mondo di Ratmansky ci sono anche humour e gioco: i danzatori nelle canzoni più leggere del ciclo sembrano riconnettersi a una forma di innocenza, intrecciando le mani o saltellando insieme. […] La donna in rosso è una presenza particolarmente intrigante […] Quando si presenta per la prima volta salta e fa piroette come una forza della natura, in un accesso di rabbia e disperazione, con i pugni stretti al suo costume. La canzone carica di angoscia racconta la storia di una giovane donna in procinto di sposare un corteggiatore contro la sua volontà. […]  In “Postovaja” – Canto dei giorni del digiuno – la donna in verde […] è un’anima vagante, con tre uomini a guisa di angeli: nelle loro mani ella sembra vagare e sognare, arrivando addirittura ad ascendere al cielo sorretta da loro come se fosse su una scala […] Il cuore lirico del balletto è tuttavia la donna in arancio. […] è spesso una presenza malinconica. […] Lei e il suo partner sono anche l’unica coppia che cambia costume: ritornano in bianco per la dolente canzone finale, “Poslednjaja”. Con una corona di fiori fra i capelli ella è al tempo stesso una sposa e un angelo, e la sua è una fugace meditazione sulla morte. […]