Così fan tutte o sia La scuola degli amanti
Dramma giocoso in due atti KV 588
Musica
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791)
Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5 dicembre 1791)
Libretto
Lorenzo
Da Ponte (nato Emanuele Conegliano; Ceneda, 10 marzo 1749 – New York, 17 agosto
1838)
Prima
rappresentazione
Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790
Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790
Personaggi:
Fiordaligi, dama ferrarese abitante
in Napoli (Soprano)
Dorabella, dama ferrarese e sorella di
Fiordaligi (Soprano)
Guglielmo, ufficiale, amante di
Fiordaligi (Basso)
Ferrando, ufficiale, amante di
Dorabella (Tenore)
Despina, cameriera (Soprano)
Don Alfonso, vecchio filosofo (Basso)
Soldati, servitori, marinai, convitati
alle nozze, popolo
La trama (per
gentile concessione del Teatro Lirico di Cagliari)
La scena si finge a Napoli
Atto I
In una “bottega di caffè” i due
giovani ufficiali Guglielmo e Ferrando scommettono col filosofo Don Alfonso
sulla fedeltà delle loro fidanzate, le sorelle Fiordiligi e Dorabella. Per la
posta di cento zecchini, Don Alfonso si impegna a dimostrare che le ragazze non
sono libere dagli appetiti di natura e si comportano come tutte le altre,
pronte, dunque, al tradimento. Nel giardino di casa Fiordiligi e Dorabella
contemplano i ritratti dei rispettivi innamorati, effigiati nei medaglioni che
portano con loro: l’aspetto marziale di Guglielmo e l’espressione appassionata
di Ferrando rinnovano nelle giovani l’impazienza delle nozze. Arriva Don
Alfonso annuncia, fingendo angoscia, che i begli ufficiali stanno per partire,
richiamati al campo militare. Sopraggiungono anche Guglielmo e Ferrando,
mostrando afflizione per l’improvvisa partenza, secondo l’intrigo che il
vecchio ha ordito, ma in realtà rassicurati dalla disperazione mostrata dalle
donne. C’è appena il tempo per un ultimo saluto, poi i due saltano sulla barca
carica di soldati. Intanto la cameriera Despina prepara il cioccolato per la
colazione delle sue padroncine, lamentandosi dell’iniqua condizione di serva
che la priva di tanta delizia. Le ragazze sono addolorate e Despina cerca di
rincuorarle: nessuna donna è mai morta di mal d’amore e bene farebbero entrambe
a consolarsi, come sicuramente presto faranno i loro fidanzati. Timoroso che la
macchinazione sia scoperta, Don Alfonso offre a Despina venti scudi purché
accetti di collaborare al suo piano: dovrà convincere le fanciulle ad accettare
la corte di due spasimanti. Prontamente, la scaltra servetta presenta alle
padrone i bei galanti, che altri non sono che Guglielmo e Ferrando abbigliati come
due albanesi. Secondo il piano
concordato con Don Alfonso e ignoto a Despina, i finti albanesi iniziano a
corteggiare le dame, ma Guglielmo si rivolge a Dorabella e Ferrando a
Fiordiligi, così da mettere subito alla prova la fedeltà delle fidanzate. Sulle
prime, l’atteggiamento virtuoso delle ragazze desta il compiacimento degli
ufficiali. Ma Despina e Don Alfonso sono di tutt’altro avviso, e si
insospettiscono per lo sdegno eccessivo dimostrato dalle sorelle. Il vecchio
ordina allora ai due di nascondersi in giardino: penserà Despina a smuovere il cuore di pietra delle sue
padroncine. In giardino i finti albanesi continuano la loro commedia di
disperazione, e fanno mostra di ingerire una dose di arsenico. La pietà
comincia adesso a farsi strada nell’animo delle fanciulle: arriva il medico,
cioè Despina travestita. Grazie alla sua ricetta prodigiosa, una passata di
“pietra mesmerica”, Guglielmo e Ferrando risanano rapidamente. Fiordiligi e
Dorabella riprendono il loro contegno altero, ma ormai anche gli ufficiali
sospettano una loro prossima capitolazione.
Atto II
Despina ammaestra le sue padroncine:
in amore bisogna saper fingere, saper farsi obbedire, non perdere occasioni
preziose. Le due sorelle si consultano: in fondo, si divertirebbero solo un
po’. Dorabella sceglie dunque il brunetto Guglielmo, Fiordiligi è contenta di
avere per sé Ferrando. Don Alfonso invita le ragazze in giardino, per assistere
alla serenata che Guglielmo e Ferrando, sempre travestiti, cantano in loro
onore. Guglielmo offre a Dorabella un piccolo cuore , ed è ricambiato col ritratto di
Ferrando che la ragazza custodisce. Con minor fortuna Ferrando corteggia
Fiordiligi, che resiste pur scoprendosi attratta dallo spasimante. Quando i due
ufficiali si ritrovano, Ferrando può rassicurare Guglielmo sulla fedeltà
dell’amata, non lo stesso può fare l’amico sul comportamento dell’altra
sorella. Alla vista del ritratto regalato da Dorabella con tanta leggerezza,
Ferrando si dispera. A Guglielmo scioccamente spavaldo per la fedeltà della sua
dama, Don Alfonso ricorda che il tempo della scommessa non è ancora scaduto.
Dorabella è pentita, ma, quando la sorella le confida di essersi invaghita di
Ferrando, ritrova sicurezza e proclama che è vano contrastare la potenza
dell’amore. Fiordiligi prende una risoluzione: vestirà i panni di Guglielmo e
raggiungerà il fidanzato al campo militare, decisa a combattere al suo fianco
fino alla morte. Ferrando però non rinuncia alla sua corte ostinata, e la
fanciulla finalmente cede. Ai due ufficiali non resta ora che trovare il modo
per punire le due perfide ragazze. Interviene allora Don Alfonso: inutile
chiedere alla natura di fare eccezioni, le donne si sono comportate come tutte
le altre, seguendo una “necessità del cuore”. Sopraggiunge trafelata Despina, e
annuncia che le padroncine acconsentono a sposare i giovani albanesi. Si
organizzano così le nozze, le coppie di sposi brindano, il notaio (Despina
travestita) prepara il contratto. Un frastuono improvviso richiama l’attenzione
di tutti: Guglielmo e Ferrando - spiega Don Alfonso - sono di ritorno. Le
ragazze spingono in un’altra stanza gli albanesi, e loro ne approfittano per
disfarsi del travestimento e fare l’entrata trionfale dinanzi alle sbigottite
sorelle. Anche Despina è smascherata e le due fedifraghe sono duramente
rimproverate. Ma è solo l’ultima beffa: Guglielmo e Ferrando, recuperando
momentaneamente i panni esotici, svelano l’intrigo ordito. Alle ingannate e
ingannatrici, ora piene di vergogna, Don Alfonso riassume la morale della
vicenda: alla Scuola degli Amanti il disinganno può solo portare saggezza. Si
celebrino dunque le nozze: Fiordiligi con Guglielmo, Ferrando con Dorabella.