24 luglio 2013

Claudio Coviello e Natalia Osipova conquistano il pubblico della Scala

Nei panni di Odile/Odette la Osipova incanta il Piermarini: magnifico debutto per il giovanissimo Coviello nel difficile ruolo di Siegfried

(Foto: Brescia-Amisano)
«Il lago dei cigni è per me un lungo sogno del principe che, nutrito di letture romantiche che hanno esaltato il suo desiderio di infinito, rifiuta la realtà del potere e del matrimonio che gli impongono la madre e il precettore. È lui, quindi, che, per sfuggire al malinconico destino che gli si prepara, fa entrare nella sua vita la visione del lago. Nella sua mente nasce un amore idealizzato e la proibizione che esso comporta: di qui il cigno nero e Rothbart, figure speculari, trasposizioni negative del cigno bianco e del precettore. Quando il sogno svanisce la ragione del principe non potrà sopravvivere».  


«La tradizione deve essere rispettata, ma certo non fino al punto di rendere i significati oscuri alla sensibilità moderna». 

«Il fatto che modifico, laddove penso che si debba modificare, la coreografia tradizionale, è per il buon motivo che balliamo questi balletti oggi, non ieri». 
Rudolf Nureyev


Da molti anni, ormai, Il lago dei cigni firmato da Rudolf Nureyev è entrato stabilmente nel repertorio del Teatro alla Scala e di moltissimi altri importanti palcoscenici: eppure, quando nel 1984 questa coreografia fu creata per l’Opéra di Parigi il Corpo di Ballo entrò in sciopero e i primi ballerini, con la sola eccezione di Charles Jude, si rifiutarono di interpretarla. C’era in quel periodo, è vero, un contenzioso aperto tra i ballerini del celebre teatro e Nureyev, allora direttore della compagnia; ma a preoccupare, principalmente, era proprio la sua versione del Lago decisamente più complessa rispetto a quella di Bourmeister, non solo da un punto di vista tecnico ma anche e soprattutto da quello psicologico e interpretativo.

Una versione del Lago tormentata, quella di Nureyev, arricchita da variazioni tecnicamente molto ardue e da contenuti drammatici, espressivi e stilistici di notevole spessore. Un vero e proprio banco di prova non solo per i protagonisti ma anche per l’intero Corpo di Ballo e per i solisti impegnati in numerosi passi e danze: prova egregiamente superata nella messa in scena al Teatro alla Scala del 23 luglio. 

Un allestimento, quello proposto con le splendide scene di Ezio Frigerio e i bellissimi costumi di Franca Squarciapino, con cui il teatro milanese  intende omaggiare Rudolf Nureyev nel ventennale della sua scomparsa (dopo l’ultima replica del 24 luglio, il Lago tornerà a ottobre per altre 4 serate).


(Foto: Gene Schiavone)
A incantare il pubblico del Piermarini è, innanzitutto, Natalia Osipova per la prima volta nel ruolo di Odile/Odette sul palcoscenico milanese: non solo robustissima tecnica ma anche grandissima forza espressiva per l’étoile russa che incanta letteralmente il pubblico. Affascinante e delicata Odette che con le espressioni del viso, la plasticità delle pose e lo splendido movimento delle braccia sembra quasi subire una metamorfosi e trasformarsi in cigno; sinuosa, sensuale e magnetica Odile che strega con i suoi impeccabili fouettés doppi e tripli.



(Foto: Brescia-Amisano)
Un bravissimo Antonino Sutera ha, invece, ottimamente interpretato Wolfgang/Rothbart, (ruolo che lo stesso Nureyev aveva scelto per sé), sottolineando in maniera molto convincente il passaggio dal precettore (e dunque consigliere e amico di Sigfried) al mago Rothbart (simbolo dell’autorità che castra gli ideali del giovane principe).


(Foto: Brescia-Amisano)
La vera rivelazione della serata è stata, però, l’interpretazione di Claudio Coviello, al suo debutto nel ruolo di Siegfried: un debutto delicatissimo per il ballerino, non solo per le difficoltà tecniche e lo spessore introspettivo che Nureyev dà al personaggio ma anche perché il debutto avviene, appunto, al fianco di un’artista dallo spessore e dalla consolidata esperienza della Osipova. Eppure, nonostante la giovanissima età, Coviello oltre a mostrare una solidissima tecnica, riesce anche a imprimere al personaggio quella profondità e complessità emotiva richiesta: il suo è un Siegfried malinconico e sognatore alla perenne ricerca di un amore ideale che diventa disperato e struggente nel pas de deux del IV atto quando, poco prima che Rothbart porti via Odette, comprende che il suo sogno si è infranto per sempre.

Tra i momenti più belli del balletto da segnalare anche l’Adage del II atto dove i due protagonisti s’incontrano e il pas de deux del III atto con Siegfried e il cigno nero, cui si aggiunge Rothbart.

Di spessore la direzione dell’americano Paul Connelly: in grande risalto l’ottimo amalgama degli archi, le prime parti (in particolare oboe, arpa e violoncello) e gli splendidi assoli della spalla, Francesco de Angelis.



Adriana Benignetti