09 gennaio 2013

“Grazie per avermi accolto in questa casa”

Vittorio Grigolo incanta il pubblico del Teatro alla Scala: lunedì 7 gennaio 2013


Jason Bell)


È un Vittorio Grigolo visibilmente emozionato quello che – prima d’intonare il celeberrimo ‘O paese d’ ‘o sole di Vincenzo D’Annibale – ringrazia il numerosissimo pubblico del Teatro alla Scala presente al recital di lunedì 7 gennaio. Il tenore dedica il brano a Enrico Caruso e la serata a Luciano Pavarotti (il 7 gennaio era san Luciano) e ricorda il debutto, 10 anni prima, su quel palco, con Riccardo Muti, e tutte le persone che, in quella che lui definisce “casa”, lo hanno non solo accolto calorosamente ma, soprattutto, sempre sostenuto con grande affetto e partecipazione.


Ma è anche un Vittorio Grigolo, se vogliamo, compiaciuto, e sicuramente riconoscente, perché prima del suo discorso è stato il pubblico, più volte e a gran voce, a dire “Grazie Vittorio”.

Un pubblico rimasto più composto durante la prima parte, anche perché il programma presentato dal tenore non è per nulla scontato né, per certi versi, facile. Un programma tutto italiano dove solamente 2 sono i brani tratti da opere: Inosservato, penetrava… Angelo casto e bel da Il Duca d’Alba di Donizetti e Ah sì, ben dite… Tutto parea sorridere dal Corsaro di Verdi. Per il resto, protagonista della serata è la romanza da salotto che, partendo dalla atmosfere malinconiche e intimistiche di Bellini (Dolente immagine di fille mia, Vanne, o rosa fortunata, Malinconia, ninfa gentile, Per pietà, bell’idol mio) passa attraverso la funambolica La danza da Soirées musicales di Rossini, e, dopo i due brani operistici citati, si sofferma a lungo su Francesco Paolo Tosti (Chanson de l’adieu, Pour un baisier, Ideale, ‘A vucchella e L’ultima canzone) per approdare a Sanislaus Gastaldon (Musica proibita), Ruggero Leoncavallo (Mattinata), Ernesto De Curtis (Ti voglio tanto bene) e, infine, Vincenzo D’Annibile (‘O paese d’ ‘o sole). E via via, nel corso della lunga serata, di pari passo con Vittorio Grigolo, anche il pubblico si è “scaldato” sempre più, mostrando apprezzamenti di volta in volta più calorosi.

Non c’è dubbio, il pubblico ama profondamente Grigolo e gli perdona anche quegli eccessi e quell’esuberanza che molti critici non vedono di buon occhio ma che, in fondo, sono anche la sua forza. Eccessi nella gestualità, in alcune dinamiche e in qualche vezzo di troppo, come quando, prima di cantare Inosservato, penetrava… Angelo casto e bel da Il Duca d’Alba di Donizetti entra da fuori scena; o ancora, quando raccogliendo una rosa gettatagli da un palco, ne dissemina i petali sul palco. Eccessi da divo, direbbe qualcuno: ma eccessi che si lasciano perdonare con facilità perché Vittorio Grigolo, lunedì scorso, si è presentato in forma smagliante, e perché la voce c’è ed è bella, calda, con un’emissione precisa e ricca di sfumature; perché il tenore – che ha una presenza scenica come pochi – ha dalla sua un magnetismo davvero forte. E perché si concede a lungo e con gioia al suo pubblico che, dopo un programma, denso e lungo, non vuole lasciarlo andare via. Alla fine della serata c’è una vera e propria ovazione e sono ben 5 i bis che il tenore concede: Una furtiva lagrima, Mamma son tanto felice, Amor ti vieta, ‘O sole mio, Non ti scordar di me.

Una nota di grande merito va, senza alcun dubbio, all’eccellente Vincenzo Scalera:  il suo è un pianoforte denso di colori, sfumature e dinamiche. Un perfetto compagno di viaggio che “abbraccia” ed esalta la vocalità di Grigolo. E anche per lui sono i lunghissimi, interminabili applausi!

Adriana Benignetti