18 dicembre 2012

David Fray al debutto con l’Orchestra Sinfonica Verdi di Milano

La Verdi tra Vacchi e Mozart con la bacchetta di Ruben Jais, da giovedì 20 a domenica 23 dicembre. La serata di venerdì 21 sarà dedicata all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

(Foto di Paolo Roversi per Virgin Classics)

Classe 1981, francese, David Fray è considerato tra i più interessanti pianisti della sua generazione: in Italia è già stato in tournée con Riccardo Muti e la Bayerische Rundfunk Orchestra, ma quello di giovedì 20 dicembre ore 20.30 (e in replica venerdì 21 ore 20.00 e domenica 23 ore 16.00), all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, sarà un debutto. Il pianista eseguirà, con l’Orchestra Sinfonica Verdi di Milano, diretta da Ruben Jais, il Concerto in Re minore per pianoforte e orchestra n. 20 K. 466 di Mozart. Il 14° appuntamento della Stagione Sinfonica 2012/2013 si aprirà con Prospero, o dell’armonia, melologo per attore e orchestra di Fabio Vacchi (Bologna 1949) – in scena l’attore Michele Di Giacomo – e si chiuderà con la Sinfonia n. 41 “Jupiter” di Mozart.





La serata di venerdì 21 dicembre sarà dedicata all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e, in particolare, al Progetto Giovani che la Pediatria oncologica dell’Istituto, il più importante centro in Italia in questo settore, sta sviluppando a favore degli adolescenti ammalati di tumore. I ragazzi, infatti, rappresentano un gruppo particolare di pazienti che hanno difficoltà ad accedere a protocolli clinici e cure di eccellenza, con il conseguente rischio di avere minori opportunità di guarire rispetto ai bambini a parità di condizione clinica. Oggi infatti solo il 10% riesce a raggiungere un centro di eccellenza e a ricevere le migliori cure disponibili. Il progetto, con la creazione di nuovi spazi dedicati a loro e a studio, sport, moda e cultura, cerca di fare in modo che, non isolandoli dal mondo esterno, la malattia faccia loro meno male possibile.



«Solo una musica capace di mettere in moto le percezioni sensoriali e, addirittura, affettive, può aspirare alla bellezza, bene che ci riguarda tutti, perché ci permette di vivere. Gli abitanti di un mondo disincantato come il nostro hanno ancora bisogno di favole che, se non parlano più di fate e di streghe, tuttavia devono pur sempre insegnare la meraviglia. E, dunque, dobbiamo reimpossessarci della bellezza e percorrere le vie straordinarie aperte dall’avanguardia, senza lasciare che la nuova libertà espressiva si compiaccia della trasgressione in se stessa. È importante, invece, tendere a una trasformazione graduale, incessante e sostanziale». Fabio Vacchi 

Fabio Vacchi: Prospero, o dell’armonia
Testo di Marilena Laterza

Con le implicite risorse comunicative e poetiche del melologo Fabio Vacchi si è misurato in più occasioni, da Irini, Esselam, Shalom, composto su passi tratti da testi sapienziali delle religioni monoteiste (commissionato ed eseguito dalla Verdi nel 2004), a D’un tratto nel folto del bosco (2010), concepito su un racconto di Amos Oz, per non dimenticare Mi chiamo Roberta, scritto nel 2006 in sinergia con Aldo Nove, e La giusta armonia, interpretata dai Wiener Philharmoniker a Salisburgo nello stesso anno. Nell’ambito di una ricerca tanto assidua ed eterogenea, Prospero, o dell’armonia, melologo per attore e orchestra presentato in prima assoluta al Teatro alla Scala nel 2009, si segnala indubbiamente quale approdo esemplare nel catalogo del compositore bolognese, innanzitutto per il valore letterario e simbolico del testo, che si intuisce scelto da Vacchi per un’intima risonanza con la sua poetica. A fungere da lógos per Prospero, o dell’armonia, infatti, è un soliloquio del personaggio eponimo, ottenuto da Ferdinando Bruni traducendo e riadattando stralci dagli ultimi due atti e dall’epilogo della Tempesta shakespeariana: dopo essere stato spodestato ed esiliato dal suo ducato per dodici anni e aver finalmente fatto espiare ai suoi nemici le loro colpe ricorrendo a poteri magici, Prospero qui rievoca i prodigiosi artifici compiuti, si congeda dagli elfi e dal fidato spiritello Ariel, e rinuncia a una vendetta pur facilmente conseguibile; anti-faustiano in tutto tranne che nel nome, una volta ottenuto il pentimento dei nemici, egli abiura la «barbara magia» in favore della «nobile ragione», del perdono, dell’armonia; e alla vittoria certa, sleale e solitaria assicuratagli dal dominio sovrarazionale della natura preferisce la fallacia, l’imprevedibilità e la fatica dell’umano, al cui libero arbitrio rimette fiducioso il suo destino. Un testo illuministico ante litteram, insomma, quello di Prospero, o dell’armonia, che Vacchi affida non a una semplice voce recitante, bensì a un «vero attore», affinché «compenetrazione, dialogo, fusione e scontro» delle parole con i suoni non restino inespressi. La partitura di questo melologo, infatti, si presenta come un polittico di undici ampi episodi musicali; ciascun episodio presenta al suo interno quadri autonomi, assoluti, in cui i suoni raccontano se stessi discorrendo nel tempo con attese, risoluzioni, riprese, perorazioni, dettate da una retorica puramente musicale che riscatta il mélos dal ruolo di ancilla verbi e finisce col potenziare la parola drammatizzata, anche in virtù di scelte compositive molto accurate. A cominciare dagli strumenti che, in Prospero, o dell’armonia, agiscono in formazioni rarefatte o in arcipelaghi più ampi, come personaggi su un palcoscenico ideale, impreziositi da un corredo timbrico inconfondibile. Un paesaggio sonoro estremamente articolato, dunque, eppure mai disorganico grazie all’impiego di quelle tecniche di scrittura elaborate da Vacchi negli anni con paziente labor limae: tecniche di assemblaggio diacronico e sincronico dei suoni, che egli circoscrive in campi armonici trasponibili e appresta in una griglia di frammenti melodici variamente combinabili, da cui si sprigiona un caleidoscopio di incastri contrappuntistici o omoritmici, alla luce di una pratica – bachiana quanto weberniana – di proliferazione dello sviluppo a partire da un materiale limitato. Con un esito tutt’altro che ostile all’ascolto: tanto rigore nel manipolare la materia sonora tenendo conto di precisi parametri percettivi, infatti, riesce a mobilitare la materia corporea dell’ascoltatore, in cui provoca quell’interesse a proseguire l’ascolto che è il presupposto di ogni forma di comunicazione.  

Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, Largo Mahler, Milano
Giovedì 20 dicembre ore 20.30
Venerdì 21 dicembre ore 20.00
Domenica 23 dicembre ore 16.00

Oggi e ieri allo specchio:
laVerdi tra Vacchi e Mozart

Vacchi
Prospero, o dell’armonia, melologo per attore e orchestra
Testo da La tempesta di William Shakespeare
Mozart
Concerto in Re minore per pianoforte e orchestra n. 20 K. 466
Sinfonia n. 41 in Do maggiore K. 551, Jupiter

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Attore Michele Di Giacomo
Pianoforte David Fray

Direttore Ruben Jais


Per maggiori informazioni: www.laverdi.org
Adriana Benignetti