11 dicembre 2012

Daniel Smith ed Enrico Dindo a “tutto Dvořák”, Auditorium di Milano Fondazione Cariplo

Il ritorno di Enrico Dindo sul palco de laVerdi e il debutto dell’australiano Daniel Smith che sostituirà Aldo Ceccato


(Foto di Fulvia Farassino)
 


Vodník, poema sinfonico op. 107, il Concerto in Si minore per violoncello e orchestra op. 104 e la Sinfonia n. 6 in Re maggiore op. 60: sarà un programma interamente dedicato ad Antonín Leopold Dvořák (Nelahozeves, 1841 – Praga, 1904) il 13° della Stagione Sinfonica 2012/2013 de laVerdi, in programma giovedì 13 dicembre ore 20.30 (e, in replica, venerdì 14 ore 20.00 e domenica 16 ore 16.00). Protagonisti il grande violoncellista Enrico Dindo – e per lui è un atteso e gradito ritorno sul palco di Largo Mahler, dal quale mancava dal giugno del 2009, quando eseguì il Concerto in La minore per violino, violoncello e orchestra op. 102 di Brahms – e il direttore australiano Daniel Smith, al debutto con l’Orchestra milanese, che sostituirà il maestro Aldo Ceccato, impossibilitato a dirigere per un infortunio.





Vodnik, ovvero Il folletto d’acqua, è una sorta di favola nera che i bambini cechi conoscono a memoria, perché la studiano già alle scuole elementari. La storia è abbastanza macabra e piuttosto intricata, e non sembrerebbe adatta a un  pubblico infantile; nonostante ciò è diventata un classico della letteratura boema per i più piccoli. Dvořák lesse questa storia, in forma di poema, in una celebre raccolta di racconti magici e popolari intitolata Kytice (La ghirlanda) pubblicata nel 1853 da Karel Jaromír Erben (1811-1870), un archivista di Praga, appassionato erudito che curò il recupero di opere delle letteratura antica boema, di poesie e fiabe slave e ceche. Kytice è ispirata a quelle storie e leggende, contiene in prevalenza ballate, ancora oggi apprezzate anche fuori dei confini cecoslovacchi. Da questa raccolta infatti è stato tratto anche un film nel 2000. Le storie di Erben piacciono tanto non solo per le magie naturali molto fantasiose e sognatrici, ma anche per l’attenzione alla psicologia dei suoi personaggi. Queste fiabe catturarono anche l’attenzione di Dvořák, che trasse quattro poemi sinfonici su altrettante storie contenute nella raccolta, inclusa Il folletto d’acqua. Il poema sinfonico fu una forma musicale per orchestra molto utilizzata nell’Ottocento, e non solo. Derivava dalla “musica a programma”, ovvero quel genere compositivo che si propone di evocare vicende drammatiche, ambienti naturali o particolari figure storiche e leggendarie. Si tratta dunque di musica descrittiva nel senso lato del termine, poiché l’elemento che ispira la musica, può essere suggerito da qualche opera letteraria, un dramma, una poesia, ma anche un opera d’arte figurativa. La prima esecuzione di Vodnik è del 14 marzo 1896 a Londra, direttore Henry J. Wood.


Concerto in Si minore per violoncello e orchestra op. 104. Concerto è il modo con il quale Dvořák tratta la materia musicale; la composizione nasce in un periodo segnato dall’estremo rispetto del musicista boemo per le forme classiche, come evidenziano anche la Nona Sinfonia, il Quartetto in Fa Maggiore e il Quintetto in Si bemolle Maggiore. La sua articolazione è scandita nei canonici tre tempi Allegro – Adagio – Allegro, con il primo in forma sonata e il terzo in forma di rondò; viene anche mantenuto il carattere discorsivo proprio di ciascuno di essi: drammatico il primo, elegiaco il centrale, brillante l’ultimo. L’impianto non è dunque originale, ma è rivissuto da Dvořák attraverso la sua sensibilità slava e il ricordo della propria terra che il soggiorno americano, durato dal 1892 al 1895, aveva acuito grazie anche alla frequentazione di comunità di emigrati boemi presenti in alcuni Stati come l’Iowa, dove si recava in vacanza d’estate. Sembra addirittura che la lontananza abbellisca, impreziosisca, le immagini, i suoni, i colori nativi; che siano proprio questi a suggerire la prospettiva attraverso la quale formulare l’impianto classico della forma e la gestualità di buona parte delle idee musicali. Le lamentele di Wihan sono sintomatiche del trattamento riservate dal compositore al violoncello che, pur chiamato a passaggi tecnicamente impervi, non prevarica mai sull’orchestra, rispetto alla quale si mantiene in posizione discreta, riprendendone le proposte tematiche per arricchirle timbricamente, o elaborale. Prima esecuzione: Londra, 19 marzo 1896, London Philharmonic Orchestra, diretta dall’autore (violoncello Leo Stern).



La Sinfonia n. 6 in Re maggiore op. 60 venne in origine pubblicata dall’editore tedesco Simrock come “Sinfonia n.1”, creando una confusione tale che fu risolta solo grazie agli studi pazienti dei filologi e musicologi. Aldilà delle circostanze, dopo altre esecuzioni a Londra, questa sinfonia entrò nel repertorio delle migliori società concertistiche e fu apprezzata dovunque per la spontanea pienezza melodica e per l’orchestrazione, in cui si avvertono decise influenze brahmsiane. Infatti le analogie tra la Seconda Sinfonia di Brahms e la Sesta di Dvorák sono evidenti. Entrambe le sinfonie sono nella tonalità di Re maggiore. Brahms divide i movimenti in Allegro non troppo, Adagio non troppo, Allegretto Grazioso e Allegro con spirito; Dvorák divide in Allegro non Tanto, Adagio, Presto e Allegro con spirito. La struttura formale e i tipi di andamento sono decisamente molto simili. Entrambi i primi movimenti, in ritmo ternario, muovono verso la tonalità di Mi minore, così come gli ultimi, entrambi con passaggi contrappuntistici, impiegano modelli armonici simili. Risulta chiaro il debito di Dvorák nei confronti del più maturo Brahms, preso a modello, come di altri come Wagner, Schumann, Schubert, Beethoven e Smetana, solo per citarne alcuni. In questa ottica la Sinfonia n. 6 appare come un deciso omaggio a Brahms, non certo un plagio. Prima esecuzione: 25 marzo 1881,Prozátimní Divadlo (Teatro Provvisorio, Interimstheater) di Praga, direttore Adolf Čech.

Il giovane direttore d'orchestra australiano Daniel Smith sta diventando rapidamente uno dei musicisti più entusiasmanti della scena musicale internazionale. Vincitore del primo premio, della golden baton e dell’Orchestra’s Choice al Fitelberg International Conducting Competition (novembre 2012), ha anche vinto il secondo premio nel prestigioso Sir Georg Solti International Conductors’ Competition (settembre 2012), il primo premio al 5° Concorso Luigi Mancinelli per direttori d’opera (agosto 2012 ), e Orchestra’s Choice Prize for Best Conductor nel Lutosławski International Conducting Competition in Polonia. L'impegno, l’energia e  l’affiatamento sia con i musicisti che con il pubblico lo hanno visto acclamare come "una delle più grandi giovani promesse nella direzione d’orchestra" dalla Göteborgs Symfoniker in occasione del suo debutto nel 2010. Dividendo il suo tempo fra Roma e Sydney, Daniel Smith ha inoltre diretto la Danish National Symphony Orchestra, Frankfurt hr-Sinfonieorchester, Göteborgs Symfoniker, Saskatoon Symphony Orchestra, l'Orchestra Nazionale della Romania, Orquestra de Cadaqués, Salzburg Chamber Soloists e l'Orchestra di Sofia. Ha anche diretto nei festival europei, americani e australiani, tra cui il Mozarteum Festspiele, Järvi Summer Festival, Estate Musicale Chigiana, Aspen Music Festival e il Sydney Olympic Arts Festival. Egualmente talentuoso nel teatro d'opera, ha recentemente lavorato come direttore assistente al Teatro dell'Opera di Roma su Il barbiere di Siviglia, Così fan tutte, Der Rosenkavalier, La fanciulla del West (con Giancarlo del Monaco), La traviata e Tosca (con Franco Zeffirelli) e Wozzeck. Daniel Smith ha anche diretto Cavalleria rusticana, La traviata, Così fan tutte, Gianni Schicchi e Suor Angelica presso i Festival dell’Accademia ed Estate Musicale Chigiana, Der Fliegende Holländer all'Opéra di Monte Carlo, e La Rondine al Teatro dell'Opera di Sydney. Daniel Smith si è avvicinato alla musica con lo studio del flauto traverso dall’età di sei anni. Ha studiato direzione d'orchestra con Jorma Panula, e successivamente con Neeme Järvi e Paavo Järvi in Estonia, Gianluigi Gelmetti presso la Sydney Symphony, Robert Spano e Hugh Wolff ad Aspen e Peter Gülke al Mozarteum di Salisburgo. Ha conseguito il Master of Music presso il Conservatorio di Musica di Sydney (Imre Pallo e Harry Spence Lyth) e ottenuto borse di studio dal Trinity College di Londra e l'American Academy of Conducting (Aspen).

Enrico Dindo (Torino, 1965) nasce da una famiglia di musicisti, inizia a sei anni lo studio del violoncello diplomandosi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Nel 1997 conquista il Primo Premio al Concorso Rostropovich di Parigi: da quel momento inizia un’attività da solista che lo porta adesibirsi in moltissimi paesi, con orchestre prestigiose come la BBC Philharmonic Orchestra, la Rotterdam Philharmonic Orchestra, l’Orchestre Nationale de France, l’Orchestre du Capitole de Toulouse, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Stato di Sao Paulo, la Tokyo Symphony Orchestra, la Toronto Symphony Orchestra e la Chicago Symphony Orchestra ed al fianco di importanti direttori tra i quali Riccardo Chailly, Aldo Ceccato, Gianandrea Noseda, Myung-Whun Chung, Paavo Järvj, Valery Gergev, Riccardo Muti e lo stesso Mstislav Rostropovich. Tornerà nella prossima stagione in tournée con la Leipziger Gewandhaus Orchester, diretta da Riccardo Chailly con concerti a Lipsia, Parigi, Londra e Vienna. Tra gli altri impegni dei prossimi mesi, ricordiamo i concerti con la Pittsburgh Symphony orchestra oltre, naturalmente, con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Tra gli autori che hanno creato musiche a lui dedicate, Giulio Castagnoli,  Carlo Boccadoro Carlo Galante e Roberto Molinelli. Nel giugno 2012 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Enrico Dindo incide per la Decca, per la quale è uscita nel 2011 l’integrale delle Suites di Bach. Nel gennaio 2012 la Chandos ha pubblicato i concerti di Shostakovich, incisi con la Danish National Orchestra, diretta da Gianandrea Noseda, riscuotendo un immediato consenso della critica internazionale. Enrico Dindo suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.

Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, Largo Mahler, Milano
Giovedì 13 dicembre 2012 ore 20.30
Venerdì 14 dicembre 2012 ore 20.00
Domenica 16 dicembre 2012 ore 16.00


Dvořák
Vodník, poema sinfonico op. 107
Concerto in Si minore per violoncello e orchestra op. 104
Sinfonia n. 6 in Re maggiore op. 60

 Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

Violoncello Enrico Dindo
Direttore Daniel Smith

Per maggiori informazioni: www.laverdi.org

Adriana Benignetti