17 settembre 2012

Uno splendido “Onegin” al Teatro alla Scala, Milano

Tat’jana e Onegin, interpretati dai bravissimi Petra Conti ed Eris Nezha, conquistano il pubblico della Scala


Passione, dovere, attesa, ribellione, derisione, leggerezza, angoscia, disperazione, avvicendarsi delle stagioni, trasformazioni, amore tormentato: Onegin di John Cranko è tutto questo… E altro ancora. Un’opera che definire puro balletto è in qualche modo riduttivo perché il coreografo sudafricano di origine israelita ha reinventato una storia romantica di grande impatto emotivo, trasformandola in uno spettacolo teatrale completo. Un’impresa che, sulla carta, sembrava impossibile. 


Eppure, innamoratosi dell’Evgenij Onegin di Čajkovskij, a sua volta tratto dal capolavoro di Aleksandr Puškin, John Cranko è riuscito a creare un lavoro dal grande spessore narrativo, denso di introspezione psicologica e spessore drammatico davvero profondi. 

Un lavoro che, a distanza di 47 anni dalla sua prima (1965), continua ad affascinare e commuovere il pubblico. Ci sono, in quest’opera, le danze d’insieme, gli assolo, i pas de deux (tutti di straordinaria intensità emotiva e potenza espressiva, e nello stesso tempo di grandissima difficoltà esecutiva); soprattutto, c’è un uso davvero sapiente di contrapposizioni, di momenti statici – nei quali i protagonisti si immobilizzano, provocando effetti drammatici sorprendenti – che si oppongono all’andamento musicale. Il tutto all’interno di una fluidità coreografica che non s’interrompe mai. 

La musica – che Kurt-Heinz Stolze rielaborò non dall’Evgenij Onegin, ma dal poema sinfonico Francesca da Rimini, dalle Stagioni op. 37, da brani tratti dai Capricci di Oksana e da pezzi pianistici di Čajkovskij – accompagna magnificamente l’azione drammatica, la sostiene e sottolinea, con sapienza, situazioni e personaggi.   

Un balletto, l’Onegin, che richiede ai protagonisti, non solo perfezione tecnica ma anche forte personalità. Nella replica del 14 settembre 2012 al Teatro alla Scala, nei ruoli di Tat’jana e Onegin c’erano Petra Conti ed Eris Nezha che hanno convinto ed entusiasmato il pubblico. La giovanissima Petra Conti è adorabile nel ruolo della goffa adolescente aristocratica, ma, sorprendentemente vista la giovane età, dà il meglio di sé nel finale, in un continuo crescendo di coinvolgimento emotivo nell’arco dei tre atti. Molto convincente anche Eris Nezha, che all’inizio impersona al meglio un Onegin freddo e privo di scrupoli, ma che sa diventare disperato e pervaso dalla passione nel finale. Splendidi i pas de deux che hanno visto la coppia protagonista: quello della lettera, uno dei più difficili anche dal punto di vista esecutivo, e, appunto, quello del finale. I due ballerini fanno coppia anche nella vita reale e questo si percepisce perché l’intesa tra di loro è davvero formidabile. 

Molto bella anche la coppia Olga-Lensky, interpretata da Vittoria Valerio, deliziosa nel ruolo della spensierata e un po’ frivola Olga, e dal bravissimo Claudio Coviello, particolarmente convincente nell’assolo che precede il duello con Onegin. Di gran rilievo anche Mick Zeni, nei panni del Principe Gremin. Un plauso particolare va, poi, al Corpo di Ballo del Teatro, abilissimo nell'accompagnare e sottolineare il caleidoscopio di sentimenti che attraversa l’opera.

Molto belli i costumi di Pierluigi Samaritani e Roberta Guidi di Bagno e le scene di Pierluigi SamaritaniQuanto all’esecuzione musicale, un’ottima prova per la giovane Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, guidata con grande carisma e un bellissimo gesto dal direttore russo Mikhail Tatarnikov.

N.B. Fotografie di Marco Brescia e Rudy Amisano ©Teatro alla Scala

Adriana Benignetti