18 aprile 2012

A colloquio con Francesco Parrino: la musica come “missione”

«La musica è presente in noi fin dalla nostra nascita: è un piano di esperienza che può essere da chiave alla comprensione della vita».


©Norman Douglas Pensa
Innumerevoli studi, supportati anche dagli strumenti diagnostici più moderni, hanno tentato di dimostrare come l’apprendimento nell’uomo nasca ancor prima che egli venga alla luce: il feto ha, secondo queste teorie, capacità sensoriali e relazionali, ossia è in grado di sentire e reagire agli stimoli. In piena sintonia con questi studi sembra essere l’esperienza del violinista Francesco Parrino: «Quando mia madre, pianista, era incinta, suonava il pianoforte o metteva dischi di musica classica: sono convinto che già allora avvertivo le “vibrazioni”».

Francesco è letteralmente cresciuto con la musica che ha considerato, fin da subito, parte essenziale della sua vita. «Se pensiamo alla cosa più importante per la vita di un uomo, ossia al respiro, notiamo che già lì c’è musica. Il respiro è ritmo e vibrazione: la musica, dunque, è presente in noi, fin dalla nascita. È un piano di esperienza che può essere da chiave alla comprensione della vita. La musica riempie i cuori, dà calore a tutto ciò che ci circonda e a noi stessi». E mi confida: «Un mio amico, studioso delle filosofie orientali, afferma che chi inizia un percorso musicale, nelle vite successive continuerà a fare il musicista perché è un modo di perfezionarsi spiritualmente. Quando si arriva al genio di un Beethoven o di un Bach, significa che si è vissuti almeno 7 vite da musicisti. Questa idea era condivisa da Sergiu Celibidache, il quale raccontava che in una sua reincarnazione precedente fu violista nell’orchestra che, nel 1607, diede la prima esecuzione dell’Orfeo di Monteverdi».



Con il fratello Stefano
(©Norman Douglas Pensa)

Avviato allo studio del pianoforte da sua madre, Francesco ha poi scelto il violino come suo strumento d’elezione, dopo aver ascoltato in concerto il “Quartetto Julliard” ed essere rimasto «ammaliato» da quel suono. Da allora, pur avendo coltivato altri interessi, tra i quali fondamentale è stato quello per la filosofia, non ha più pensato a una vita senza musica. «Non riesco a vedere altre maniere in cui potrei vivere», mi dice e mi confida che quella per la musica non è solamente una passione fortissima, ma una vera e propria “missione”: «Se sentiamo una chiamata così forte da parte della musica è perché, probabilmente, la conoscevamo anche prima. Essere musicista è quasi una missione. L’uomo ha bisogno di esprimersi musicalmente e avrà sempre bisogno della musica finché vivrà. Non è la musica ad aver bisogno di noi: siamo noi ad aver bisogno della musica».

Quando gli chiedo come fa, soprattutto in questo momento di forte crisi (per la cultura in primis), ad andare avanti mi spiega che: «La musica è veramente una necessità, una ricchezza talmente grande che non potrei rinunciarvi. Logicamente, da un punto di vista pratico sono angosciato per la situazione: ci sono talenti ed energie che vengono interrotti da meccanismi esterni e questo provoca forti dispiaceri, ma se vivi nella musica vivi in un mondo a parte. Ogni tanto “scendi sulla terra”, ma per il resto è come andare in meditazione, astrarsi. In qualsiasi situazione di precariato, di insicurezza, sai che hai quest’energia, questa indicibile ricchezza, questo stimolo continuo ad accrescere la conoscenza, ad approfondire il repertorio. È una ricchezza che nessuno potrà rubarmi e che mi fa sentire una persona privilegiata».

Ed è proprio la consapevolezza di questo tesoro, “un dono ricevuto”, e della necessità di serbarlo, ma anche di diffonderlo nel migliore dei modi possibili, la molla che ha sempre stimolato Francesco, “irrequieto” e mai soddisfatto fino in fondo di se stesso, ma perennemente preoccupato delle necessità di “migliorare”. Dopo il diploma di violino presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, Francesco ha ottenuto la laurea di Docerend Musicus della Hogeschool voor de Kunsten di Utrecht, il Master of Music della Royal Academy of Music di Londra, e il PhD (Doctor of Philosophy) presso il Royal Holloway College, University of London. «Dopo il diploma a Milano, mi sentivo insoddisfatto del mio background violinistico. L’anno prima del diploma avevo trascorso un mese in Russia, per un corso di perfezionamento, ed ero rimasto scioccato dalla qualità tecnica e interpretativa di tanti giovani violinisti. Capii che dovevo ancora “lavorare tanto” e così decisi di andare all’estero, prima a Utrecht, dove ho studiato con Keiko Wataya e Jeroen De Grooot, poi a Londra dove ho seguito i corsi di Maurice Hasson. Sempre in questa città, ho studiato privatamente per molti anni con Yfrah Neaman, prima, e con David Takeno, suo allievo, poi».

[...]



Per leggere l’intervista integrale acquista il libro o l’e-book A colloquio con … 2

Giorgio Federico Ghedini (1892-1965): Concerto detto “l’Alderina” per flauto, violino e orchestra (1950). 1. Vivace e leggero; 2. Pavana dell'Alderina. Stefano Parrino, flauto; Francesco Parrino, violino; Orchestra da camera Stesichoros diretta da Francesco di Mauro(Video caricato su YouTube da TheWelleszCompany il 26 febbraio 2011)



Giorgio Federico Ghedini (1892-1965): Concerto detto "Il Belprato" per violino e orchestra d'archi (1947). 1. Allegro moderato e spiritoso; 2. Andante fiorito. Francesco Parrino, violino; Orchestra da camera Stesichoros diretta da Francesco di Mauro.
(Video caricato su YouTube da TheWelleszCompany il 26 febbraio 2011)


Nino Rota-Rocco Abate: Rotafantasy / Jacques Ibert: Interlude II. Trio Albatros Ensemble: Stefano Parrino, flauto; Francesco Parrino, violino; Alessandro Marangoni, pianoforte. 

Adriana Benignetti



Leggi anche le altre interviste: