05 marzo 2012

Brunello e l’Ogi incantano il Conservatorio di Milano, ricordando Laura Dubini

Haydn e Brahms(-Schönberg) splendidi, con il violoncellista nella doppia veste di solista e direttore


Una Sala Verdi gremita ha accolto ieri, domenica 4 marzo 2012, Mario Brunello e l’Orchestra Giovanile Italiana impegnati in un concerto straordinario per ricordare la giornalista Laura Dubini e raccogliere fondi per la ricerca sul cancro e l’assistenza ai malati terminali: tra il pubblico gente comune e ospiti d’eccezione, tra i quali il Premier Mario Monti, accolto da una vera e propria ovazione. 



Prima del concerto, una breve presentazione di Nicolò Dubini (fratello di Laura), Piergaetano Marchetti (presidente di Rcs) e Ferruccio de Bortoli (direttore del Corriere della Sera, la testata giornalistica per la quale Laura scriveva). Nicolò, commosso, sottolinea che non è un concerto alla memoria «perché Laura vive assieme alla musica»; de Bortoli ricorda, come fino agli ultimi giorni, nonostante l’incalzare della malattia, Laura Dubini «straordinaria collega, amica… una persona generosa» si sia dedicata, instancabile, al suo lavoro e di quanto la musica sia stata per lei passione e fonte di consolazione. Poi, ha inizio la musica e fin dalle prime note il silenzio cade, improvviso,  nella Sala. 

La prima parte è interamente dedicata a Haydn, con i Concerti per violoncello e orchestra n.1 in do magg. e n. 2 in re magg., i più celebri tra i 6 composti. Mario Brunello, impegnato nella doppia veste di solista e direttore, è ora in piedi, a dirigere con la mano destra (mentre con la sinistra tiene il suo prezioso “Maggini”), ora seduto a suonare (e dirigere con i movimenti della testa): tutto rigorosamente a memoria. Sotto le mani di Brunello Haydn è come un caleidoscopio che presenta infinite immagini: è tenero, soffuso, virtuosistico, cantabile, ironico, brillante, intenso, profondo, ricco di suggestioni. Un suono che avvolge e commuove, quello dello straordinario violoncellista: pura poesia. Alla fine dei due concerti richiamato ripetutamente dal pubblico, Brunello offre anche un bis, uno dei suoi più amati: Havun havun, un canto tradizionale armeno che parla di pace. Sulla nota finale di questo splendido brano il puntale del violoncello si muove, provocando un fragoroso rumore: come se non bastasse, dopo l’ennesima uscita sul palco, mentre sta per congedarsi prima dell’intervallo, Brunello inciampa in una delle tantissime piantine che adornano il palco scivolando, per fortuna senza riportare nessun danno. 

Nella seconda parte del concerto, invece, messo da parte il suo violoncello, Brunello si dedica solamente alla bacchetta e guida l’Ogi nell’esecuzione del Quartetto per archi e pianoforte di Brahms, trascritto per orchestra da Schönberg. Bella prova per l’Ogi che, guidata sapientemente dallo straordinario musicista, dimostra omogeneità di suono, grinta, bravura ed energia.

Un bellissimo concerto che, ne siamo certi, Laura Dubini (che tanto tempo, passione ed energia ha dedicato all’Ogi), avrebbe apprezzato.   


Adriana Benignetti