14 novembre 2011

A colloquio con Davide Vendramin: alla scoperta della fisarmonica

«Solo una fortissima passione dà senso all’essere oggi musicista: altrimenti, non si giustificherebbero lo studio, la fatica, la concentrazione che ci sono prima di ogni concerto e che, spesso, non vengono ripagati»


(Foto: davidevendramin.it)
Pensare alla fisarmonica fa venire in mente, per prima cosa, feste paesane con danze popolari o musica da ballo: uno strumento popolare, dunque, per amatori, magari dotati anche di un forte talento, ma pur sempre dilettanti. È questa l’immagine maggiormente diffusa ancora oggi e che non solo non corrisponde pienamente alla realtà, ma che contiene al suo interno anche dei fraintendimenti. 


Non esiste, infatti, la fisarmonica, ma esistono diversi tipi di strumento, con caratteristiche tecniche e timbriche diverse; negli ultimi decenni, inoltre, c’è stata una rivalutazione nel panorama musicale generale e lo strumento ha trovato sempre maggiore spazio e dignità in vari generi musicali, tra i quali anche quello classico.


(Foto: davidevendramin.it)
Ne parlo con Davide Vendramin, giovane concertista, già esibitosi in importanti teatri e sale da concerto (da solo e con orchestre di prestigio), che cerca con grande impegno e con una fortissima passione di far conoscere sempre di più questo magnifico strumento. «La fisarmonica, purtroppo, ha ancora oggi una scarsa presenza nelle programmazioni concertistiche, soprattutto in Italia: questo è dovuto, essenzialmente, al suo repertorio costituito in massima parte dalla musica contemporanea, genere eseguito pochissimo nel nostro Paese. Lo strumento che suono io, chiamato dagli addetti ai lavori bayan, ha iniziato infatti a diffondersi solamente intorno agli anni ’80 del secolo scorso. Ciò significa che chi ha composto per fisarmonica-bayan prima di quel periodo aveva dinanzi uno strumento diverso, con minori potenzialità».

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Adriana Benignetti