Modest Musorgkij
(Karevo, 1839 – San Pietroburgo, 1881) |
La camera dei bambini, di Musorgkij, è una serie di sette melodie che rappresentano scene infantili, ed è un capolavoro. Musorgkij è poco noto in Francia; a dire il vero, ci possiamo giustificare affermando che non lo è molto di più in Russia; nato a Karevo (Russia centrale) nel 1839, morì nel 1881 in un letto dell’ospedale militare Nicola, a Pietroburgo.
Da queste due date si capisce che il suo genio non ha avuto tempo da perdere, e in effetti non ne ha perduto, tanto da lasciare nel ricordo di coloro che lo amano, o lo ameranno, tracce indelebili. Nessuno ha parlato alla parte migliore di noi con un accento più tenero e profondo; egli è unico, e rimarrà tale per la sua arte priva di schemi, priva di formule aride.
Mai una più raffinata sensibilità è stata tradotta con mezzi tanto semplici; l’arte di Musorgkij sembra quella di un curioso selvaggio che scopra la musica a ogni passo tracciato dalla sua emozione; non si tratta nemmeno di una questione di forma, o perlomeno quest’ultima è talmente molteplice che risulta impossibile determinarne una qualsiasi parentela con le forme stabilite, per così dire di ordinaria amministrazione; tutto è retto e composto da piccoli tocchi successivi, congiunti da un legame misterioso e da un dono di luminosa chiaroveggenza; altre volte Musorgkij comunica sensazioni d’ombra fremente e inquieta che avvolgono e stringono il cuore fino all’angoscia.
Nella Camera dei bambini abbiamo la preghiera di una bimba prima di addormentarsi, in cui i gesti, il delicato turbamento di un’anima infantile, e perfino le deliziose moine con cui le bimbe si atteggiano a persone grandi sono annotati con una sorta di verità febbrile in un accento che non esiste altrove.
La Berceuse della bambola sembra essere stata indovinata parola per parola, grazie a una prodigiosa assimilazione di quelle facoltà, propria dei cervelli infantili, di immaginare paesaggi che posseggono un riposto incantesimo; la fine di questa berceuse è così dolcemente sonnecchiante che la piccola narratrice si addormenta alle sue stesse storie. C’è anche il terribile ragazzino, a cavallo di un bastone, che trasforma la camera in un campo di battaglia, rompendo a destra e a manca braccia e gambe di povere sedie indifese, non senza riportare ferite personali! E allora grida, pianti, tutta la gioia svanisce!... Ma non era una cosa seria… due secondi sulle ginocchia della mamma, il bacio che guarisce e… la battaglia ricomincia, ancora una volta le sedie non sanno più dove andarsi a nascondere. Tutti questi piccoli drammi sono annotati, insisto, con semplicità estrema; a Musorgkij basta un accordo che sembrerebbe povero al signor… (ho dimenticato il nome!) o una modulazione tanto istintiva da sembrare sconosciuta al signor… (quello di prima!).
Dovremo riparlare di Musorgkij; ha diritto alla nostra devozione per molte ragioni.
Claude Debussy
Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918
Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918
(Foto: classicfm.co.uk)
(Claude Debussy, Il signor Croche antidilettante, a cura di Valerio Magrelli, Adelphi Edizioni, Milano 2003, pp. 38-41)
Adriana Benignetti