30 giugno 2011

A colloquio con Stefano Barzan, tra musica e tecnologia


«Bisognerebbe “coltivare” la cosa che riesce più facile, quella che si sa fare meglio, non quella che piace di più: solo lì si potrà eccellere»

(Foto: backline.it)
«Negli anni, la maniera di proporsi nel mondo del lavoro è cambiata molto. Il settore musicale, in realtà, è sempre stato atipico, da questo punto di vista: se si eliminano le possibilità d’impiego canonico per un musicista classico – insegnare o suonare in un’orchestra – che, tra l’altro, sono diventate sempre minori, non rimane molto. L’alternativa è intraprendere una carriera professionale che dipenda più da sé che da un meccanismo esterno». Inizia così, sulle opportunità di ieri e di oggi nel mondo del lavoro in ambito musicale, la mia lunga chiacchierata con Stefano Barzan, veneto di nascita, milanese di adozione e competenze a largo, larghissimo raggio nel “mondo” musica.

Del resto, ci sono regole scritte che richiederebbero una specializzazione nella professione perché “chi troppo vuole nulla ottiene” o perché “facendo troppe cose si rischia di essere mediocri in tutto”. Poi, ci sono le regole dettate dal buon senso che, soprattutto in un mondo in continua evoluzione, consigliano, per certi versi impongono, di diversificare le proprie competenze, per avere l’elasticità necessaria ad affrontare i cambiamenti e le opportunità che si presentano, ma anche per avere una minima certezza di riuscire.

«Una volta mi sono trovato a parlare con un consulente finanziario e ho appreso i primi rudimenti in tecniche d’investimento. La prima regola che ti insegnano è di non destinare l’intero patrimonio a un solo tipo d’investimento, ma differenziarlo in più tipologie: solo in questo modo hai la certezza di rischiare di meno per salvare tutto o parte del patrimonio. Da lì, ho fatto una riflessione: qual è il mio patrimonio più grande? La mia vita. Se vuoi salvare il tuo patrimonio, che è la tua vita, la devi investire in cose diverse, ossia DEVI fare cose diverse. Questo ti dà non solo minor rischio, ma anche maggiori opportunità per saperti muovere da un “binario” all’altro. Se nella vita si va avanti solamente su un binario e ci si accorge di aver sbagliato non si può tornare indietro e ricominciare daccapo».

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Adriana Benignetti