12 giugno 2011

A colloquio con Radovan Vlatkovic, cornista di rara sensibilità musicale (e umana)

«È tempo di sostenere la musica, la cultura»


Radovan Vlatkovic (Foto: croatia.org)

“Il corno è l’anima dell’orchestra” diceva Robert Schumann. E gli assidui frequentatori delle sale da concerto hanno imparato, da allora in poi, a riconoscere il timbro di questo meraviglioso strumento, a distinguerlo tra gli altri, anche durante un tutti in ff; insomma, hanno condiviso il senso più profondo delle parole del celebre compositore. Eppure, ascoltare dal vivo Radovan Vlatkovic pone in tutt’altra prospettiva perché ascoltare lui significa amare il corno tout court. Significa scoprire che il corno ha un’anima.




Radovan Vlatkovic, F. J. Haydn
Concerto per corno e orchestra n. 1 in re magg


Classe 1962, croato, questo straordinario cornista ha il grande merito di aver reso molto popolare il suo strumento: per i musicisti più giovani dire Vlatkovic significa dire corno francese. E viceversa. Quando glielo rammento, mi risponde un po’ timido: «Grazie». Ma aggiunge subito: «Io cerco solo di rimanere in contatto con le nuove generazioni, ma anche con quelle passate. Dieci giorni fa, ad esempio, sono stato a Firenze, per una masterclass e ho incontrato cornisti molto giovani, ma anche persone con più esperienza. Per me è molto bello vedere che ragazzi con cui ho fatto i primi corsi sono cresciuti e oggi suonano, molti di loro in teatri importanti (Venezia, Bologna, Napoli, Milano)». 

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 Adriana Benignetti